Gli scontri durante il corteo per Ramelli sono l’anno zero della destra a Milano
Siamo all’anno zero. La manifestazione di ieri segna uno spartiacque storico a Milano, dopo gli scontri in viale Romagna nulla sarà più uguale. Mai la polizia aveva manganellato i neofascisti a Milano durante la commemorazione di Sergio Ramelli. A questo punto le possibilità sono due: che le cariche rappresentino la conclusione di una stagione della destra che negli ultimi anni ha ripreso forza in città oppure che siano l’inizio di una nuova fase di tensioni, col passaggio delle forze dell’ordine tra le fila dei nemici. In ogni caso, ci sarà un prima e un dopo viale Romagna.
La promessa degli scontri
La tensione è sempre stata alta, ben prima dell’arrivo alla spicciolata in piazzale Susa dei militanti di Forza Nuova, CasaPound, LealtàAzione e simpatizzanti di varia estrazione. La promessa degli scontri ha iniziato a profilarsi all’annuncio degli organizzatori di raggiungere in corteo la lapide in memoria di Ramelli in via Paladini, come se il divieto del prefetto Renato Saccone non avesse alcun peso. Roberta Capotosti, portavoce del Comitato in memoria del 18enne ucciso nel 1975 da esponenti di Avanguardia Operaia, lo ha ripetuto senza esitazione alle telecamere mentre la piazza ancora si riempiva di militanti vestiti di nero. Dalle 19 alle 20.30 è stata un’attesa coperta da un grande punto interrogativo. Tutti a chiedersi come si sarebbe sciolto il nodo del divieto, in che modo i neofascisti avrebbero raggiunto via Paladini e, soprattutto, se la polizia avrebbe infine ceduto a una concessione per evitare problemi. L’apparente quiete deve essere stata sottovalutata perché attorno alle 20.45, quando un gruppo di cinquanta è scattato lungo viale Romagna per dare il via al corteo, diversi agenti sono stati sorpresi mentre erano in bagno in uno dei bar della piazza.
Forze dell'ordine sorprese
La prima linea (composta anche da insospettabili con bandiere e corona di fiori) ha trainato il resto dei manifestanti. Tra gli apripista c’erano Gianluca Iannone, il barbuto leader di CasaPound, e i due deputati di Fratelli d’Italia, Marco Osnato e Carlo Fidanza. L’azione è stato un chiaro tentativo di lanciare il corteo, impossibile immaginare che potessero correre tutti fino al punto d’arrivo, a un chilometro di distanza. Le forze dell’ordine, ben piazzate attorno all’area, sono state sorprese proprio lungo l’arteria da cui tutti si aspettavano che potesse accadere qualcosa. In pochi secondi gli agenti in tenuta antisommossa hanno ripreso la posizione, opponendo alla marea nera il muro di scudi e caschi blu. Ma per trenta secondi il fronte è riuscito a spingerli costringendoli a camminare all’indietro. Arrivati a contatto è stata inevitabile la “carica di alleggerimento”, un’espressione tecnica che rende meno violente le manganellate. In due sono stati medicati dal 118. Ci sono volute quasi due ore di trattativa, con discussioni, canti e qualche offesa ai “giornalisti servi del potere” per sbloccare lo stallo.
Il compromesso
La soluzione, che forse darà il via a un lungo dibattito, è stata di autorizzare una “passeggiata” fino all’insegna di Ramelli, una versione edulcorata del corteo che avrebbe dovuto prevedere la marcia dei neofascisti sul marciapiedi per evitare di intralciare il traffico. La sintesi della scena la regala un investigatore di lungo corso: “Stanno facendo una porcata, entrambe le parti”. Quella che a tutti è parsa una follia, si è rivelata subito una proposta irrealizzabile. E infatti pochi secondi dopo i quasi mille militanti hanno proceduto al corteo percorrendo via Amadeo in un’unica corsia. La piccola via Paladini è riuscita a fatica a contenere il saluto a Ramelli, scandito da tre vibranti “presente” col centinaia di braccia tese nel saluto romano. Gli organizzatori hanno mantenuto la promessa, non può dire lo stesso il prefetto.