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Genitori testimoni di Geova negano trasfusione, l’ex adepta: “A me costò l’ostracismo a vita”

“Se i genitori possono riabbracciare la figlia devono ringraziare il magistrato o il loro Dio?”. Così Grazia Di Nicola, una ex testimone di Geova, commenta la vicenda della bimba di 10 mesi salvata grazie a una trasfusione all’ospedale di Legnano nonostante il parere contrario dei genitori, entrambi Testimoni di Geova e dunque impossibilitati, secondo la loro religione, a ricevere sangue altrui. Determinante per la piccola si è rivelato l’intervento del pubblico ministero che ha autorizzato i medici a procedere. Anche Grazia aveva accettato una trasfusione: la decisione le è costata prima l’ostracismo della comunità religiosa, e poi anche l’allontanamento delle tre figlie.
A cura di Mirko Bellis
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Grazia Di Nicola, l’ex testimone di Geova, ripudiata dalle figlie per aver accettato una trasfusione di sangue
Grazia Di Nicola, l’ex testimone di Geova, ripudiata dalle figlie per aver accettato una trasfusione di sangue

"Mi chiedo se questi genitori possano sentirsi a posto con la coscienza dopo aver fatto quasi morire la loro figlia". È il commento di Grazia Di Nicola sulla vicenda della bimba di 10 mesi salvata grazie ai medici e a un magistrato che è dovuto intervenire per togliere temporaneamente la patria potestà ai genitori. La coppia, entrambi testimoni di Geova, anche di fronte all'eventualità che la figlia morisse si è rifiutata di dare il proprio consenso alla trasfusione di sangue necessaria a salvarla. Una storia che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia.

La vicenda di Legnano: la bimba salvata dalla decisione di un magistrato

Come emerso, lunedì mattina la bimba cade in casa. Sembra un normale incidente domestico ma nel pomeriggio le sue condizioni peggiorano tanto da costringere i genitori a recarsi all'ospedale di Gallarate. Dopo un primo esame, viene deciso il trasferimento al nosocomio di Legnano. La neonata ha un versamento alla testa e deve essere operata d’urgenza. L’intervento è delicato e, a un certo punto, i chirurghi considerano indispensabile una trasfusione di sangue. I medici devono interrompere l’operazione per chiedere il consenso ai genitori che, senza neppure pensarci, rifiutano. Gli viene spiegato che non esistono alternative per salvare la vita alla figlia. La coppia, tuttavia, si dimostra categorica. I testimoni di Geova, infatti, non possono accettare sangue altrui e ogni fedele porta con sé un documento in cui, in caso di intervento chirurgico, nega la trasfusione. Anche a costo di perdere la vita. Neppure l’intervento del carabinieri, chiamati dai medici, è servito a smuovere le convinzioni religiose dei genitori della piccola. A evitare un tragico epilogo è stato l’intervento del pubblico ministero di turno in procura, al tribunale per i minorenni di Milano. Solo grazie alla decisione del magistrato i medici hanno ripreso l’operazione salvando la neonata da morte certa.

Grazia ha accettato la trasfusione: i Testimoni di Geova hanno allontanato le sue figlie

Anche Grazia Di Nicola si è trovata tra la vita e la morte e ha accettato il sangue altrui. Una decisione che le è costata prima l’ostracismo della comunità religiosa, e poi anche l’allontanamento delle tre figlie. “Adesso il padre e la madre della piccola – si chiede – dovranno ringraziare i medici e il magistrato oppure il loro Dio? Nel caso dei minori figli di testimoni di Geova – continua Di Nicola – per lo meno esiste la possibilità dell’intervento della magistratura. In molte altre situazione, invece, i seguaci preferiscono la morte piuttosto di andare contro il proprio credo". "L’opposizione dei genitori alla trasfusione della figlia me la spiego solo con la paura di essere disassociati dalla loro congregazione. In questo modo potranno dire agli altri fedeli di non avere alcuna colpa perché è stato un magistrato a decidere. Vorrei sapere – conclude Di Nicola – se adesso sono felici di poter riabbracciare la figlia, anche se è stato grazie a una trasfusione".

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