Firme false alle Regionali del 2010, il giudice: “Le elezioni erano da annullare”

Sono state depositate martedì le motivazioni della sentenza sul caso delle firme false per le elezioni regionali del 2010, che coinvolge tra gli altri l'ex presidente della Provincia di Milano Guido Podestà. "Le condotte realizzate hanno posto in essere artifici idonei ad inficiare la regolarità delle operazioni di voto, che avrebbero potuto essere annullate per questo motivo". Lo scrive il giudice di Milano Monica Amicone, che lo scorso 28 novembre ha condannato a 2 anni e 9 mesi Podestà per falso ideologico in falso elettorale per le oltre 900 firme false poste a sostegno del listino di Roberto Formigoni e della lista Pdl per le Regionali del 2010. A seguito dell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e scattata dopo un esposto dei Radicali, oltre a Podestà – poi passato con il Ncd di Angelino Alfano – erano stati condannati anche gli ex consiglieri provinciali del Pdl Massimo Turci e Barbara Calzavara a due anni e mezzo di reclusione e Nicolò Mardegan e Marco Martino rispettivamente a 1 anno e un mese e 9 mesi.
Podestà avrebbe ordinato di falsificare le firme
Nelle motivazioni il giudice della quarta sezione penale Amicone scrive che "la vicenda che è emersa dall'ampia istruttoria dibattimentale dà conto della spregiudicatezza con la quale pubblici ufficiali, dotati di poteri certificativi in quanto consiglieri provinciali, hanno posto in essere condotte contrarie ai loro doveri d'ufficio, attestando come vere sottoscrizioni non apposte in loro presenza, e falsamente attestando di aver provveduto alla identificazione dei sottoscrittori". Podestà, nel 2010 coordinatore lombardo del Pdl, era stato tirato in ballo da Clotilde Strada, all'epoca responsabile della raccolta firme. Strada, infatti, ha raccontato che quel 26 febbraio del 2010 "avevamo raschiato il fondo del barile delle nostre possibilità" e "non eravamo in grado di raccogliere le firme necessarie. Podestà – ha spiegato la donna a verbale – mi guardò e mi disse: ‘Avete i certificati elettorali, usateli'". In sostanza, Podestà avrebbe ordinato di falsificare le firme.
Il giudice: "Vicenda di una peculiare gravità"
Secondo il giudice, la versione di Strada è credibile e le sue dichiarazioni "spontanee ed autonome". Nel loro contenuto, si legge ancora, "suddette dichiarazioni sono apparse complete, quanto alla narrazione dei fatti, del cui svolgimento danno una esaustiva spiegazione". Per il giudice si tratta di una vicenda di "peculiare gravità". Il bene tutelato dal reato di falso elettorale, infatti, è di "rango particolarmente elevato, intimamente connesso al principio democratico della rappresentatività popolare, in quanto si ripercuote sul regolare svolgimento delle operazioni elettorali e sul libero ed efficace esercizio del diritto di voto". E le firme false sul listino di Formigoni "hanno impedito il libero diritto di scelta, da parte dei sostenitori delle candidature, rispetto alle quali ciascun sottoscrittore, sia pur simpatizzante, può decidere liberamente di apporre o no la propria firma".