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Finte partite Iva, architetto di Varese: “In studio come Full metal jacket, insulti e paghe da fame”

Fanpage.it ha raccontato come molti studi professionali stiano chiedendo ai propri collaboratori di decurtarsi dalle fatture il bonus di 600 euro erogato dal governo per l’emergenza Covid-19. L’articolo ha scoperchiato la difficile situazione delle partite Iva. Marco, architetto di Varese, ha raccontato la sua esperienza in un noto studio cittadino: “Per il primo mese si lavorava gratis, poi per sei mesi si poteva fatturare 350 euro. Niente ferie né straordinari. Il titolare si paragonava al Sergente Hartman di Full metal jacket: si lavorava sempre sotto pressione, con insulti all’ordine del giorno, in un clima di terrore”.
A cura di Francesco Loiacono
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foto di archivio
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L'articolo in cui Fanpage.it ha denunciato la "truffa dei 600 euro" ai danni di giovani professionisti ha scoperchiato il vaso di Pandora, facendo venire alla luce le pessime condizioni lavorative in cui si trova a operare il popolo delle cosiddette "finte partite Iva". Professionisti più o meno giovani, come architetti, ingegneri e avvocati, che figurano come collaboratori di studi professionali ma nei fatti ne sono dipendenti, anche se non godono di tutti quei benefici tipici dei lavoratori sotto contratto: niente ferie pagate, né straordinari retribuiti, condizioni economiche spesso assolutamente incongrue per la mole di lavoro svolto. Non si tratta, purtroppo, di una novità, né di una condizione che prima dell'emergenza legata al Covid-19 non esisteva. L'ulteriore riprova è la testimonianza che Marco, giovane architetto di Varese, ha voluto affidare a Fanpage.it proprio dopo aver letto l'articolo sulle richieste che molti committenti, in realtà veri e propri datori di lavoro, stanno facendo ai professionisti dei loro studi (in realtà dipendenti): decurtarsi lo stipendio nel caso in cui ricevano il bonus di 600 euro previsto dal governo prima col Decreto Cura Italia e poi con quello Rilancio (che rifinanzia il cosiddetto "reddito di ultima istanza").

Marco, giovane architetto: Il titolare si sentiva il sergente Hartman di Full metal jacket

"Ho lavorato all'interno di un noto studio di architettura varesino – racconta Marco a Fanpage.it -. Ovviamente partita Iva, primo mese gratis, poi per sei mesi si poteva fatturare ben 350 euro ogni 25 giorni lavorativi, poi per i sei mesi successivi la paga poteva crescere, a discrezione del titolare, dai 100 ai 250 euro sempre ogni 25 giorni lavorativi. Niente ferie pagate, niente straordinari pagati, per cui agosto e dicembre diventavano i mesi più difficili dell'anno. Per gli stagisti andava ancora peggio, sei mesi gratis senza alcun rimborso spese". Al di là delle misere condizioni economiche, però, ciò che ha letteralmente scioccato Marco sono state le condizioni lavorative imposte dal titolare ai propri collaboratori: "Paragonava lo studio al film Full metal jacket – dice l'architetto – e lui era naturalmente il sergente Hartman (duro e inflessibile protagonista della celebre pellicola di Stanley Kubrick, ndr). Si lavorava sempre sotto pressione, insulti all'ordine del giorno, il titolare aveva creato un clima di terrore cosi ben rodato che i collaboratori dello studio lavoravano con la paura di essere cacciati da un momento all'altro". La testimonianza di Marco prosegue: "Ricordo l'uscita in lacrime di una giovane architetto appena inserita nell'organico, diventò un motivo di vanto per il titolare dello studio. Ovviamente nessuno resisteva più di un anno o un anno e mezzo, cosi il titolare poteva ricominciare a ingaggiare altri architetti a 350 euro ogni 25 giorni…".

Marco, fortunatamente per lui, è riuscito a uscire da quello che lui definisce "un girone dantesco", ma ha voluto raccontare la sua esperienza perché spera "che nessun altro giovane architetto accecato dalla passione per questo splendido mestiere subisca quel supplizio". Lui stesso però ammette che non è sempre facile: "Nel 99 per cento dei casi le cose vanno così per noi architetti, e anzi ci sono studi dove si lavora anche per i primi sei mesi gratis". Le condizioni economiche gli erano state prospettate chiaramente in sede di colloquio, e Marco spiega che "purtroppo vengono accettate certe situazioni che sembrano assurde per poter lavorare in ambienti che ti permettono di fare un certo tipo di architettura". Sono, come scritto, cose risapute, ma se nessuno le denuncia restano nella cerchia degli addetti ai lavori, e la situazione non cambia: "Se cominciamo a parlarne, e questa cosa smette di rimanere segreta, chi sbaglia inizia a farsi qualche scrupolo in più, chi subisce, sa che non è solo, e magari fa un esercizio di autostima", aveva detto a Fanpage.it la presidente dell’Ordine degli architetti di Varese, Elena Brusa Pasqué, a proposito delle richieste sui 600 euro di bonus. Ecco perché Marco, dopo aver condiviso la sua testimonianza, nata proprio a partire dalle parole della presidente dell'Ordine della sua città, ci ha tenuto a ringraziarci: "Pochissime testate hanno trattato l'argomento con la doverosa drammaticità che la falsa partita Iva infligge ai giovani e non più giovani architetti".

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