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Fidanzati morti in un incendio a Milano: il rogo davanti alla porta, intrappolati senza via di fuga

Sembra fosse tutto in regola nell’appartamento dove la scorsa notte sono morti due fidanzati a causa di un incendio partito dall’impianto elettrico. La casa era di proprietà della famiglia della 27enne Rosita Capurso, una psicologa che condivideva col compagno 29enne, Luca Manzin, la passione per l’associazionismo. La matrigna della ragazza ha tentato invano di salvarli ma la porta era chiusa e la chiave era nella toppa.
A cura di Salvatore Garzillo
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Rosita Capurso e Luca Manzin, i giovani fidanzati morti in un incendio a Milano 
Rosita Capurso e Luca Manzin, i giovani fidanzati morti in un incendio a Milano 

"So che sembra strano sentirlo dire ma speravamo ci fosse qualcosa fuori posto in questa storia. Non so, un padrone di casa distratto, un affitto in nero. Qualunque cosa che potesse indirizzare la colpa. E invece niente. Forse è questo che rende tutto più difficile da accettare". Abbiamo deciso di iniziare da qui, dalle parole di uno degli uomini intervenuti questa notte nell’incendio della mansarda in via Alzaia Naviglio Grande 156, la palazzina di famiglia dove ha perso la vita una coppia di fidanzati. Lei, Rosita Capurso, nata e cresciuta a Milano, aveva 27 anni e faceva la psicologa; il suo compagno 29enne, Luca Manzin, aveva da poco superato l’esame da avvocato ed era originario di Aulla (Massa), dove vivono ancora i genitori. Stamattina sono partiti in auto da lì, ad avvertirli è stata la matrigna della ragazza, una donna di 59 anni che vive nello stabile assieme a sua figlia 12enne e che ha tentato di soccorrere i due ragazzi. Ha provato ad aprire la porta d’ingresso ma ha trovato le chiavi nella toppa interna. Qualcuno parla di sfortuna, i vigili del fuoco pensano sia stata una fortuna perché se avesse aperto la porta l’onda di ossigeno avrebbe alimentato ancor di più le fiamme e probabilmente in questo momento sarebbe anche lei tra le vittime. La vera sciagura è che il corto circuito è partito dal quadro elettrico che si trova accanto all’ingresso, questo ha provocato un muro di fiamme e fumo proprio davanti all’unica via di fuga.

Il soccorritore: Tutto in regola

E allora ritorniamo alla frase iniziale del soccorritore: "Speravamo ci fosse qualcosa fuori posto in questa storia…". Invece era tutto in regola, a partire dal fatto che quella casa era della famiglia della Capurso. I vigili del fuoco stanno lavorando per scoprire il motivo del corto circuito, la prima indiziata è una infiltrazione dovuta alla pioggia di questi giorni. Ora bisognerà capire a quando risale l’impianto elettrico e che tipo di manutenzione sia stata fatta. È stata aperta un’indagine, un atto dovuto anche per consentire una serie di accertamenti. Di sicuro ci sarà l’autopsia sui corpi dei due fidanzati, morti probabilmente asfissiati dal fumo.

La ragazza ha cercato riparo in bagno, inutilmente

Secondo la tragica ricostruzione dei carabinieri, Manzin è stato stordito dal fumo mentre dormiva, non è riuscito neppure ad abbandonare la camera da letto. La 27enne invece ha aperto gli occhi, si è resa subito conto di essere in pericolo e ha urlato più forte che ha potuto nella speranza di essere ascoltata dai parenti vicini. Così è stato, la matrigna è corsa su in mansarda per aiutarli e dopo aver trovato la porta chiusa ha tentato di passare dalla finestra della cucina che affaccia su un tetto. Appena ha infranto il vetro è stata investita da una nuvola di fumo caldo che ha rischiato di farla cadere all’indietro. A quel punto si è dovuta arrendere. La ragazza ha fatto in tempo a raggiungere il bagno per trovare riparo dalle fiamme ma le è stato fatale il fumo.

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