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Femminicidi, Lombardia all’avanguardia per progetti di recupero degli uomini che maltrattano

La Lombardia è la seconda regione in Italia per il numero di programmi di trattamento per uomini autori di violenza contro le donne: sono otto quelli attivi, su un totale nazionale di 54 (fa meglio solo l’Emilia Romagna con nove). Un tema di tragica attualità, quello dei femminicidi, dopo l’ultimo caso avvenuto a Pozzo d’Adda, nel Milanese, dove un 45enne ha ucciso la fidanzata di 26 anni e poi ha cercato di uccidersi. Per gli esperti del Centro italiano per la promozione della mediazione, punire i colpevoli non basta ed è necessario lavorare di più sulla prevenzione: “Su 241 casi di uomini che hanno intrapreso nostri percorsi di trattamento non si è registrata alcuna recidiva”.
A cura di Simone Gorla
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La Lombardia è all'avanguardia in Italia per il numero di programmi di trattamento per uomini autori di violenza contro le donne: sono otto quelli attivi in regione, su un totale nazionale di 54 (fa meglio solo l'Emilia Romagna con nove). Lo afferma un'indagine del Cnr-Irpps (Istituto di ricerche sulla popolazione e sulle politiche sociali) presentata nel corso di un incontro organizzato alla Camera del lavoro di Milano da Fondazione Somaschi Onlus, tra le principali realtà del terzo settore che compongono la rete antiviolenza del comune di Milano, e dal Centro italiano per la promozione della mediazione. I risultati sono incoraggianti. "Nei primi 7 mesi del 2019 su 241 casi di uomini che hanno intrapreso nostri percorsi di trattamento – spiega il Cipm – non si è registrata alcuna recidiva".

Violenza di genere: Lombardia seconda regione per progetti di recupero degli uomini che maltrattano

Il fenomeno della violenza sulle donne resta una ferita aperta per la società italiana. Ogni tre giorni in Italia viene compiuto un femminicidio. Il caso più recente, di tragica attualità, è quello di Charlotte Akassi Yapi, 26 anni, strangolata lunedì notte a Pozzo d'Adda (Milano) dal fidanzato di 45 anni che poi ha cercato di togliersi la vita. Gli studi dimostrano che gli uomini autori di violenza nell'85 per cento dei casi reiterano il proprio comportamento, e spesso questo avviene con un'escalation di gravità. Da questa consapevolezza nasce la domanda: è sufficiente punire gli autori di questi reati?

Punire non basta, bisogna lavorare sulla prevenzione per evitare recidive

"Chiediamo a Regione Lombardia di avviare un tavolo che approfondisca il lavoro sociale sugli autori di violenza – afferma Valerio Pedroni, portavoce di Fondazione Somaschi – Punire si deve ma non basta. Le donne che accogliamo nei nostri centri e nelle case protette hanno paura di tornare, presto o tardi, a essere in pericolo. È necessario lavorare sulla prevenzione e abbattere la recidiva. Per questo siamo convinti che il trattamento degli uomini debba diventare un servizio accreditato, un pezzo del sistema del contrasto alla violenza di genere. Tra i progetti sperimentati in Lombardia, che coinvolgono uomini maltrattanti in percorsi di recupero e rieducazione, c'è il gruppo “Nonpiùviolenti” avviato con undici uomini dalla Fondazione Somaschi nella primavera 2018 e tuttora in corso.

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