Expo 2015, lievitati i costi per il Padiglione Italia: da 63 a 92 milioni
Progetti cambiati in corso d'opera e necessità di finire tutti i lavori – o almeno quelli più importanti – entro il primo maggio, con il conseguente ricorso a manodopera extra. Sono questi i principali motivi che hanno fatto lievitare i costi del Padiglione Italia di Expo 2015, l'area che rappresenterà il nostro Paese agli occhi del mondo nel sito di Rho-Pero. Il budget iniziale ammontava a 63 milioni di euro, ma i soldi necessari per finire tutti i lavori rischiano di salire fino a 92 milioni di euro: il 50 per cento in più. Buona parte di questo aumento è dovuto alle modifiche al progetto presentate da Italiana costruzioni, azienda che ha vinto l'appalto per Palazzo Italia ed è finita sotto la lente della magistratura fiorentina e dell'Anac nell'ambito dell'inchiesta sulle Grandi opere. Dai 18,5 milioni di euro iniziali del progetto il costo è lievitato di altri 16 milioni, per via di alcune modifiche in parte pretese dalla stessa struttura del Padiglione e in parte dall'amministratore delegato di Expo 2015 Spa, Giuseppe Sala. Quest'ultimo ha spiegato che, in origine, la distribuzione degli spazi all'interno del Palazzo era troppo sbilanciato a favore di uffici e staff, con meno spazio per la parte espositiva. Un "vizio di fondo enorme", secondo Sala, per correggere il quale è stato necessario realizzare una serie di modifiche molto costose.
Otto milioni per la manodopera extra
Altri 8 milioni di aumenti sono invece ricollegabili al principale nemico di Expo: non la magistratura, ma il tempo. Ormai quasi scaduto. Per arrivare al primo maggio con la maggior parte dei lavori completati sono infatti al lavoro nel padiglione 550 operai, divisi su tre turni per un impegno non stop: la manodopera extra ha però un costo, legato alla effettiva riuscita dell'impresa. Se per il 30 aprile sarà tutto pronto gli 8 milioni saranno pagati. Molto difficile, però, che sia veramente tutto a posto. L'ad Sala ha sempre professato fiducia, e continua a essere certo che tutto quello che un visitatore potrà vedere nel palazzo sarà concluso: atrio, mostre, ristorante Pec. Per quello che si troverà oltre le porte di uffici e sale per lo staff, invece, non si sa. D'altronde, si tratta di una situazione comune a tutto il sito Expo di Rho-Pero: non per nulla, qualche giorno fa è apparso un bando per il camouflage di eventuali parti che non dovessero ancora essere ancora pronte per maggio.
Se per Palazzo Italia – struttura complessa e che resterà l'unica testimonianza di Expo una volta che saranno passati i sei mesi – la situazione è critica, lo è ancora di più per le altre due palazzine che sorgeranno lungo il cardo sud, che ospiteranno le rappresentanze di Regione Lombardia, Confindustria e Coldiretti. Ritardi che sembrano non essere legati in alcun modo alle traversie giudiziarie attraversate da Expo: Antonio Acerbo, ex responsabile unico del Padiglione Italia e delle Vie d'acqua, è stato arrestato a ottobre per quest'ultimo appalto – ha poi patteggiato la sua pena ed è tornato libero – ed è indagato per quello di Palazzo Italia. Ma molti tecnici continuano a ripetere che, fin dall'inizio, i tempi di realizzazione delle opere di Expo non potevano essere rispettati: troppo ottimismo, forse. O il solito vizio italiano di ridursi sempre all'ultimo.