Dopo Expo, per le bonifiche servono 72 milioni di euro. Chi paga?
A pochi giorni dalla chiusura di Expo 2015, il pensiero di tanti milanesi è sempre più indirizzato a cosa succederà a partire dal primo novembre. Non solo perché ancora non è chiaro cosa sorgerà sull'area di oltre un milione di metri quadri che si estende a Rho, periferia nord-ovest di Milano, ma anche perché negli ultimi giorni è emersa una grana che potrebbe bloccare ogni progetto già sul nascere: il tema dei costi delle bonifiche. Costi che, come hanno sottolineato i Cinquestelle sulla base di alcuni documenti in loro possesso, sarebbero lievitati dai sei milioni di euro preventivati all'inizio a 72 milioni e rotti.
Lo scaricabarile sui costi per le bonifiche
Una cifra che ha dato inizio a un vero e proprio scaricabarile. Nessuno se ne vuole assumere l'onere: Arexpo, la società proprietaria dei terreni e che, in teoria, dovrebbe gestire il dopo-evento, ha scritto alla società Expo chiedendo il perché di questo aumento esponenziale. Il M5s ha chiesto che i costi non ricadano sulle tasche dei cittadini, ma vengano addebitati a chi ha venduto i terreni, Fondazione Fiera e Gruppo Cabassi. Ma quest'ultimo reclama a sua volta un credito di 250mila euro da Arexpo.
Si attende ancora l'ingresso del governo in Arexpo
La situazione è caotica: una possibile soluzione potrebbe essere la fusione tra le due società Expo e Arexpo, che consentirebbe da un lato di evitare parte del rimpallo di responsabilità sui costi, dall'altro però potrebbe favorire una sorta di "occultamento" della natura di alcuni aumenti nei costi. Prima di qualsiasi mossa, però, bisognerà attendere il completamente dell'ingresso del governo all'interno della società Arexpo, dalla quale è incredibilmente escluso. Lo Stato ha annunciato l'intenzione di entrarvi, ma adesso sembra stia prendendo tempo: la presenza del governo in Arexpo potrebbe sicuramente favorire una rapida soluzione della questione, evitando che il milione di metri quadri alle porte di Milano diventino preda di incuria, oblio o, anche peggio, speculazione selvaggia.