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Donna incinta di due gemelle morta a Milano: giovedì l’incarico per l’autopsia

Giovedì 5 maggio la procura di Milano assegnerà a un medico legale l’incarico di eseguire l’autopsia sul cadavere di Claudia Bordoni, la donna di 36 anni incinta di due gemelle morta lo scorso giovedì nella clinica Mangiagalli di Milano. A breve i medici delle tre strutture che hanno visitato Claudia prima del suo decesso saranno iscritti nel registro degli indagati: un atto di garanzia.
A cura di Francesco Loiacono
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A una settimana di distanza dalla tragica morte di Claudia Bordoni, la procura di Milano assegnerà a un medico legale l'incarico di eseguire l'autopsia sul cadavere della donna. Claudia, 36 anni, è morta nella clinica Mangiagalli di Milano in seguito a un'emorragia: la donna era al sesto mese di gravidanza e aspettava due gemelline, che nonostante il tentativo di un parto cesareo d'urgenza non sono sopravvissute.

Sulla morte di Claudia Bordoni e delle gemelle indaga la procura

Spetterà alla magistratura cercare di capire cosa sia successo sia alla Mangiagalli sia nelle altre strutture ospedaliere dove la 36enne si era recata nei giorni immediatamente precedenti alla sua morte. Claudia avvertiva da tempo forti dolori, e si era fatta visitare nell'ospedale di Busto Arsizio e al San Raffaele di Milano, dove aveva avviato tempo fa la pratica di procreazione assistita per mettere al mondo le sue figlie. Le cartelle cliniche relative alla donna delle tre strutture sono state sequestrate. Non sono ancora stati iscritti nel registro degli indagati – ma lo saranno a breve – i medici e gli infermieri che hanno visitato la donna: la loro iscrizione nel fascicolo aperto dal pubblico ministero Maura Ripamonti – con l'accusa di omicidio colposo – è un atto a garanzia degli stessi indagati: potranno nominare propri consulenti per assistere all'autopsia.

Il padre di Claudia ha accusato i medici

Gli esami autoptici della salma di Claudia Bordoni potrebbero essere effettuati giovedì stesso o nei giorni successivi: si spera che possano fare piena luce su un caso che ha suscitato rabbia e sgomento nei parenti della donna, originaria di Grosio in Valtellina. Negli scorsi giorni il padre di Claudia ha puntato il dito contro i medici, colpevoli a suo dire di non aver fatto nulla per aiutare la figlia. Si tratta di parole comprensibili, dettate dalla rabbia, ma che adesso dovranno trovare conferma nell'inchiesta della magistratura: fino ad allora non è corretto mettere in dubbio la professionalità degli operatori della Mangiagalli e delle altre strutture ospedaliere coinvolte nella tragica vicenda di Claudia.

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