Di Pietro e la sfida: “Sindaco di Milano? Non mi candido solo per partecipare”
La sua intenzione di candidarsi a sindaco di Milano non l'ha mai nascosta. E, in un'intervista apparsa domenica sulla Stampa, Antonio Di Pietro, l'ex pubblico ministero protagonista della stagione di Tangentopoli, mostra di voler fare sul serio: "Non mi candido tanto per candidarmi. Se ci metto la faccia e parto così presto non è solo per partecipare". L'ex magistrato simbolo di un'intera epoca, poi passato alla politica con l'esperienza, ormai conclusa, dell'Italia dei valori, per le Comunali del 2016 spera di poter contare sul sostegno del Movimento 5 stelle, anche se sottolinea: "Bisogna essere in due per sposarsi. Il M5S per definizione non appoggia persone che abbiano già ricoperto un mandato politico e non li voglio tirare per la giacca", anche se il giudizio sul movimento di Grillo e Casaleggio è positivo: "Apprezzo che si sia affermato il M5S quando è andato in declino l’Idv. Hanno la stessa ragion d’essere". D'altronde, qualcuno ipotizza che Gianroberto Casaleggio possa essere tra i clienti dell'avvocato Di Pietro, che però glissa e prosegue: "Sono molto contento che il cittadino abbia potuto sfogare nelle urne la rabbia e la delusione contro un sistema corrotto. Però caro Beppe – dice poi Di Pietro rivolgendosi a Grillo – non basta limitarsi alla protesta, bisogna passare alla proposta".
"Renzi è il più abile venditore di elettrodomestici di questo Paese"
Nell'intervista alla Stampa hanno trovato poco spazio i temi più prettamente milanesi, mentre Di Pietro ha criticato il presidente del Consiglio Matteo Renzi – "È il più abile venditore di elettrodomestici di questo Paese" – e ha ammonito il Capo dello Stato, Sergio Mattarella: "Lo aspetto al varco della prima firma su Italicum. Se lo firma dopo aver bocciato il porcellum da giudice costituzionale, allora è tutto fumo e niente arrosto". Sulla sua corsa a sindaco restano quindi validi alcuni proclami fatti in passato, sulla necessità di usare il "pugno di ferro". D'altronde, come ha ammesso l'ex pm, "Milano non è cambiata dagli anni in cui ero in Procura. Dopo oltre vent'anni i problemi e anche le persone sono le stesse".