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Delitto di Garlasco: sette anni di processi e misteri

Dal 13 agosto 2007, giorno in cui Chiara Poggi, 26 anni, viene uccisa nella sua casa di Garlasco in provincia di Pavia, sono passati più di sette anni. Costellati di processi e misteri che vedono al centro l’unico indiziato per l’omicidio, Alberto Stasi, condannato mercoledì 17 dicembre a 16 anni di carcere. Ecco i principali lati oscuri della vicenda.
A cura di Francesco Loiacono
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Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni per l'omicidio di Chiara Poggi nel corso del processo d'appello-bis a suo carico. Sono passati più di sette anni da quando, la mattina del 13 agosto 2007, Chiara Poggi, 26 anni è stata uccisa nella sua villetta di Garlasco (Pavia). Il suo cadavere è stato trovato in fondo alle scale che conducono alla tavernetta, con il cranio fracassato da 10-15 colpi sferrati da un corpo contundente, mai ritrovato. A dare l’allarme e chiamare il 118, alle 13.49, è il suo ragazzo: Alberto Stasi, 24 anni. Dice di essere passato da Chiara dopo aver trascorso la mattinata a lavorare alla sua tesi di laurea e di aver trovato la porta aperta. Il suo racconto però non convince: Stasi diventa, da allora, unico indagato e imputato per l'omicidio. Ha attraversato due processi: assolto in primo e secondo grado nel primo procedimento, dal 9 aprile del 2014 è imputato nel processo d'appello bis, giunto a una sentenza mercoledì 17 dicembre e aperto sulla base dei principali lati oscuri della vicenda, che possono aver spinto i giudici alla condanna. Eccoli, in breve.

I tempi e l'alibi

Alberto Stasi ha sempre affermato di aver lavorato alla tesi di laurea all'ora in cui Chiara è stata assassinata. Non ci sono prove: il suo alibi è stato cancellato dagli accessi illeciti fatti dai carabinieri al suo computer. La perizia che ricostruisce il suo lavoro quella mattina di agosto afferma però che Alberto avrebbe iniziato a lavorare al suo file dalle 9.36, mentre Chiara ha disattivato l’allarme di casa alle 9.12. La finestra temporale di 23 minuti, avrebbe consentito secondo l'accusa a Stasi di uccidere la fidanzata.

La camminata e le mancate tracce di sangue sotto le suole

Fin dall'inizio gli inquirenti non riescono a spiegarsi come Stasi, accorrendo sul luogo del delitto, non si sia macchiato di sangue le suole delle scarpe. La camminata di Stasi è stata al centro di più prove e perizie ed è uno dei principali elementi che ha fatto riaprire il caso. La difesa si è trincerata dietro la spiegazione che il materiale delle suole, idro-repellente, non abbia consentito di assorbire le tracce di sangue. Ma nell'ultima perizia, eseguita dai periti dell'Università di Bologna, si afferma che le probabilità che Alberto Stasi non si sporcasse di sangue le suole delle scarpe erano bassissime: una su un milione.

I pedali delle biciclette invertiti

Due sono, all'inizio, le biciclette che compaiono nei vari processi a carico di Alberto Stasi: una marrone-bordeaux e una nera. A essere sequestrata, in un primo momento, è la prima: sui pedali vengono ritrovate tracce di Dna compatibili con quello di Chiara. Una prova che però non è sufficiente a far condannare Stasi. Nel corso del processo d'appello-bis viene però sequestrata l'altra bicicletta, quella nera, che una testimone, Franca Bermani, afferma di aver visto la mattina del delitto fuori dalla villetta di Chiara Poggi e che non si capisce perché non sia mai stata analizzata. E il 30 giugno proprio l'esame della bicicletta nera rivela un piccolo colpo di scena: i pedali montati sulla bici sono infatti quelli della bicicletta marrone. C'è stato, insomma, uno scambio di pedali. Secondo una memoria dell’avvocato della famiglia Poggi, Alberto sarebbe andato a casa di Chiara il giorno dell’omicidio con la bicicletta da donna nera. Dopo il delitto, sentito che le testimoni parlavano proprio di una bici nera, avrebbe deciso di smontare i pedali. Non si capisce come mai, poi, proprio sui pedali della bicicletta marrone siano state trovate tracce biologiche di Chiara. Ma lo scambio di pedali resta un episodio misterioso, così come il fatto che Stasi non abbia mai menzionato almeno altre due biciclette nella disponibilità della famiglia.

Il capello castano chiaro nella mano di Chiara e l'esame delle sue unghie

Uno dei punti sulla base dei quali la Corte d’Assise d’Appello di Milano ha riaperto il caso riguarda gli esami, mai effettuati, per individuare il Dna mitocondriale da un capello corto castano chiaro trovato nel palmo della mano sinistra di Chiara, oltre alle analisi sui margini delle unghie della ragazza. Il 5 settembre viene reso noto che tracce di cromosoma Y, quello maschile, sono state individuate sotto piccoli pezzi di due unghie di Chiara Poggi, ma gli esiti delle prove non hanno consentito di utilizzare queste tracce come elementi processuali.

Le impronte sulla maglietta di Chiara e il dispenser

Secondo l'accusa, una foto – mostrata in aula – che ritrae il pigiama di Chiara macchiato da quattro dita intrise di sangue, impronte poi cancellate da chi ha rimosso il cadavere, prova che Alberto, dopo aver ucciso, si lavò le mani per via della presenza delle sue impronte digitali sul dispenser del sapone in bagno. Dispenser sul quale viene ritrovato il Dna di Chiara ma non le sue impronte digitali.

I graffi sul braccio di Stasi

Altro elemento valorizzato dall'accusa nel corso del processo d'appello-bis sono due graffi sull’avambraccio di Stasi compatibili con una colluttazione e notati da due carabinieri della stazione di Garlasco nell’immediatezza del delitto. Graffi che però non sono stati fotografati. Non è nemmeno stato messo a verbale come se li fosse procurati. Non graffi "presunti", ma graffi "veri" – hanno detto i militari -, "freschi" e notati "all’interno dell’avambraccio sinistro" di Stasi, ma dei quali però non esistono foto. Graffi che hanno fatto pensare a una colluttazione. "Li hanno descritti come graffi freschi – ha detto Paolo Reale, il cugino di Chiara Poggi e consulente informatico della parte civile – senza crosta. Avevano chiesto spiegazioni a Stasi e lui aveva riposto che era stato il suo cane”. Una risposta che poi, "nella concitazione degli eventi di quel giorno non era stata messa a verbale".

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