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Coronavirus, rinviato il processo d’appello al sindaco Sala per la Piastra Expo

Il processo d’appello al sindaco Beppe Sala, imputato per falso materiale e ideologico per una vicenda legata alla Piastra Expo, è stato rinviato al prossimo 26 marzo. Il rinvio è stato comunicato agli avvocati del primo cittadino e al sostituto procuratore generale per via dell’emergenza Coronavirus, che ha bloccato le udienze non urgenti. Sala in primo grado è stato condannato a 6 mesi, convertiti in 45mila euro di sanzione. Il reato è andato in prescrizione, ma il sindaco potrebbe rinunciarvi.
A cura di Francesco Loiacono
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Immagine di repertorio
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Le udienze e i processi non urgenti e differibili sono stati rinviati a causa dell'emergenza Coronavirus. E così anche il processo d'appello al sindaco Beppe Sala, imputato per falso materiale e ideologico per una vicenda legata alla Piastra Expo, è stato rinviato al prossimo 26 marzo. Non ci sono urgenze nel procedimento poiché, di fatto, l'accusa di falso materiale e ideologico, per la quale l'allora commissario dell'Esposizione universale era stato condannato in primo grado a 6 mesi, poi convertiti in una sanzione da 45mila euro, è già stata prescritta alla fine di novembre dello scorso anno. Nell'udienza che si sarebbe dovuta tenere oggi, martedì 10 marzo, i giudici avrebbero dovuto quindi comunicare a Sala e anche agli altri tre imputati (tra cui l'ex dg dell'Expo Angelo Paris) la prescrizione del reato. Sala potrebbe però rinunciarvi e decidere di farsi processare per dimostrare eventualmente la sua piena innocenza o in alternativa i suoi avvocati, Salvatore Scuto e Stefano Nespor, potrebbero chiedere ai giudici di applicare la norma che prevede di assolvere l'imputato, malgrado la prescrizione, se risulta evidente la sua innocenza.

L'udienza rinviata al 26 marzo

Adesso bisognerà aspettare il 26 marzo (se nel frattempo non subentreranno altri rinvii per via dell'emergenza in corso) per capire cosa succederà e se il sindaco, imputato in quanto ex commissario dell'Expo, riuscirà finalmente a mettersi alle spalle una vicenda che risale al maggio 2012. È in quella data, infatti, che secondo l'accusa (rappresentata in secondo grado dal sostituto procuratore generale Massimo Gaballo) Sala avrebbe firmato due verbali retrodatati per sostituire due commissari incompatibili per la gara per la Piastra dei servizi, l'appalto più importante della manifestazione. Si trattava, in pratica, della base su cui poi vennero costruiti tutti i padiglioni dei diversi Paesi e altre strutture: un'opera che se non fosse partita in tempo avrebbe potuto pregiudicare il puntuale inizio dell'Esposizione universale. Anche per questo motivo, in primo grado, i giudici avevano riconosciuto a Sala l'attenuante dell'aver "agito per motivi di particolare valore morale o sociale".

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