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Covid 19

Coronavirus, presidente Ordine medici Bergamo: “Altri 4 morti, se ne sta andando una generazione”

Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo, intervistato da Fanpage.it sottolinea la gravità dei casi di Coronavirus “sommersi” in provincia di Bergamo: “Gli ammalati sono oltre 70mila, almeno 4000 sono a casa con polmonite”. Il problema principale per i medici di base resta la mancanza di protezioni: “Ma ci siamo dimenticati della sanità pubblica, della medicina di famiglia, dell’ospedale”. Nella Bergamasca la situazione “è ormai deteriorata”: 500 anziani sono morti in un mese nelle Rsa, altri 4 medici sono deceduti oggi. “Un’intera generazione di medici delle più varie specializzazioni se ne sta andando”.
A cura di Francesco Loiacono
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Almeno 4000 persone a casa con una forma di polmonite, oltre 70mila malati "sommersi" che non rientrano nelle statistiche ufficiali del Coronavirus. E una vera e propria ecatombe nelle Rsa (le residenze sanitarie assistenziali, case di cura per anziani) della Bergamasca: 500 morti. Sono alcune delle cifre fornite dal presidente dell'Ordine dei medici di Bergamo Guido Marinoni a Fanpage.it, in un'intervista a proposito del problema meno evidente ma più significativo dell'emergenza Coronavirus nella provincia di Bergamo, che resta la più colpita d'Italia: i casi sommersi. Le cifre fornite giornalmente dalla Regione Lombardia riguardano infatti casi ufficiali, 7072 (891 nella sola città): ma potrebbero essere sottostimati non solo i reali contagiati, ma anche i decessi, che secondo uno studio condotto sul Comune di Nembro potrebbero essere almeno quattro volte di più.

Dottor Marinoni, di quanto "sommerso" parliamo a proposito dei malati di Coronavirus in provincia di Bergamo?

Ci sono come minimo 4000 persone a casa con polmonite, ma è un dato sottostimato. Mentre i malati con forme lievi sono sicuramente oltre 70mila.

C'è un problema di monitoraggio di questi pazienti, dal momento che tra i contagiati ci sono anche i medici di base?

Il problema è che non avendo protezioni individuali  si sono contagiati in tanti. Il numero degli asintomatici non si può conoscere, ma che sono ammalati in forma più grave sono circa 140 e oggi ne sono morti altri 4.

Neanche a voi medici viene fatto il tampone?

Solo se abbiamo disturbi, agli asintomatici no. E sicuramente questa cosa ha avuto un ruolo nel diffondere l'epidemia in giro perché la visita medica è occasione di contatto diretto.

Queste Usca (Unità speciali di continuità assistenziale),  cioè i medici che escono per le visite domiciliari a pazienti contagiati o con sintomi di Covid-19, potranno aiutare a gestire la situazione? 

Non è sbagliata l'idea, ma il problema è che siccome non ci sono le protezioni individuali, e questi medici dell'Usca quanto meno bisogna proteggerli in modo totale, la loro operatività sarà molto limitata.

Quindi il problema è sempre quello delle protezioni? 

Il problema è delle protezioni, ma anche della profilassi. Questa cosa non è stata gestita come sanità pubblica, è una cosa che è stata gestita come se fosse un problema di terapia intensiva e basta. Lo era sicuramente, ma si è dimenticato un altro pezzo e sono successi i guai.

Ma è un problema solo attuale, legato all'emergenza Covid-19, o risale indietro nel tempo? 

Non è solo attuale: ci siamo dimenticati della sanità pubblica, della medicina di famiglia, dell'ospedale. Ci siamo dimenticati di tutto perché erano considerate come una spesa, molto spesso una spesa inutile. Questa cosa ha creato dei guai terribili.

Il problema è anche non aver investito nella sanità territoriale? 

Non è stato investito in nulla sul territorio, negli ospedali sono stati fatti tagli. Se uno dicesse dobbiamo tagliare le produzioni di automobili gli direbbero che è pazzo. Se dicono invece di tagliare la sanità, gli dicono che va verso un'economia virtuosa. Stiamo pagando scelte sbagliate fatte in passato e assolutamente bipartisan. Nella realtà lombarda, e in particolare su quella di Bergamo, l'organizzazione è stata particolarmente mal gestita.

Il bilancio dei medici morti in provincia di Bergamo, come detto da lei prima, si è aggravato con altri quattro decessi: il 71enne Marino Chiodi, il 63enne Carlo Alberto Passera, l'82enne Francesco De Francesco e il 90enne Flavio Roncoli. Li conosceva?

Sì, alcuni li conoscevo bene e altri meno. Sono 12 quelli deceduti (nella Bergamasca, ndr), 4 tra i medici di famiglia, e poi ci sono molti pensionati. Un'intera generazione di medici delle più varie specializzazioni se ne sta andando.

Cosa si può fare adesso a Bergamo?

A Bergamo è molto difficile dirlo, ormai la situazione è deteriorata. C'è un problema di protezioni individuali che servono drammaticamente perché sennò non si può gestire neanche il minimo ordinario, c'è il problema di dove collocare le persone che cominceranno a essere dimesse dagli ospedali, perché non tutte potranno fare anche per ragioni sociali la convalescenza a casa. C'è l'idea di quali strutture usare: l'idea degli hotel attrezzati può essere buona, vedremo la realizzazione. L'idea meno buona è di mettere i dimessi nelle Rsa. Il problema è che bisogna separare le équipe, ma se non si fanno i tamponi agli operatori sanitari come si può separare le équipe? Per cui se ci sarà commistione di operatori e strumenti è evidente che ci sarà una strage aggiuntiva rispetto a quella che c'è stata.

Di che numeri parliamo? 

Parliamo di 500 morti in un mese nella Bergamasca tra gli ospiti delle Rsa.

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