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Covid 19

Coronavirus, Navigli deserti a Milano (ed è giusto così)

Ieri sera i Navigli di Milano, come altri luoghi della movida, erano deserti. Immagini che in altri momenti potevano suscitare tristezza e malinconia. In altri momenti, ma non in questo: adesso che tutto il Paese è una sorta di “zona rossa” per via dell’emergenza Coronavirus non ci sono più alibi. Bisogna restare a casa, uscire il meno possibile se non per quei comprovati motivi di lavoro o di necessità. E allora ben vengano adesso le foto dei Navigli e delle altre zone della movida vuote: significa che finalmente stiamo capendo cosa dobbiamo fare in questo momento.
A cura di Francesco Loiacono
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Con bar e ristoranti chiusi a partire dalle 18 sono scomparse quelle tentazioni che potevano spingere qualche irresponsabile "oltranzista" della movida a recarsi sui Navigli o le altre zone di "struscio" di Milano. E invece, complice anche la chiusura dei pubblici esercizi, nella serata di ieri una delle zone solitamente più affollate di Milano appariva vuota, praticamente deserta a parte pochi pedoni e qualche sparuta bicicletta di passaggio. Un'immagine che in altri momenti potrebbe suscitare tristezza e malinconia. In altri momenti, ma non in questo.

Le parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte di ieri sera, quella conferenza stampa trasmessa nelle edizioni straordinarie dei vari tg che hanno fatto irruzione nei palinsesti televisivi, hanno restituito, in maniera definitiva, la gravità della situazione che il Paese sta attraversando. Non era bastata evidentemente la chiusura delle scuole e dei musei (anche perché questi ultimi avevano chiuso, ma poi avevano riaperto, un di quelle contraddizioni che probabilmente hanno contribuito a creare confusione in questa emergenza). E non erano bastati nemmeno i numeri drammatici relativi ai contagi (a ieri siamo arrivati a 9.172, di cui 724 guariti e 463 morti, 333 decessi nella sola Lombardia), né le testimonianze drammatiche, da tempi di guerra, dei medici e degli infermieri impegnati in prima linea nel combattere il virus.

Adesso che tutto il Paese è una sorta di "zona rossa" non ci sono più alibi. Bisogna restare a casa, uscire il meno possibile se non per quei comprovati motivi di lavoro o di necessità indicati nel decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 9 marzo 2020. E bisogna farlo non tanto perché sia vietato o perché si potrebbe incorrere in sanzioni, anche pesanti, ma per senso di responsabilità, individuale e collettivo. Un giovane non deve pensare "io sono immune" (e non è vero, l'8 per cento dei pazienti lombardi in terapia intensiva ha tra i 25 e i 49 anni), ma deve pensare ai danni che potrebbe causare ai suoi nonni, o a un suo amico immunodepresso. I commercianti non devono, adesso, pensare ai mancati guadagni: è difficile, lo è per tutti (per alcuni più degli altri) ma non è il momento delle lamentele, anche se sarebbe bene arrivassero chiare rassicurazioni e aiuti da parte delle istituzioni. E allora, ben vengano adesso le foto dei Navigli e delle altre zone della movida vuote: significa che finalmente stiamo capendo cosa dobbiamo fare in questo momento.

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