Coronavirus, la Lombardia chiede a Speranza che i bimbi dalla Cina stiano in isolamento
Nonostante la garanzia di massima sicurezza degli esperti circa l'improbabile propagazione del virus in Lombardia, e l'eventuale certa presa in carico da entità ultra competenti, anche la regione Lombardia (insieme a Friuli, Veneto e Trentino) ha chiesto al ministero della Salute di prevedere un periodo di isolamento che comprenda anche i bambini in arrivo dalla Cina e diretti a scuola. Questo per cercare di rassicurare le famiglie, sempre più preoccupate che i propri eredi possano essere infettati dal coronavirus scoperto a Wuhan, in Cina, e poi diffusosi in diverse parti del mondo.
Nessun caso in Lombardia, il virus non si prende mangiando
In Lombardia, comunque, non è ancora stato accertato alcun caso di coronavirus, per cui sono state disposte direttive severe agli organi competenti qualora si verificassero. La massima istituzione sanitaria è l'ospedale Sacco di Milano, dove vi è il Bsl4, ovvero un laboratorio di massima biosicurezza che ha un'equipe medica dedicata in costante aggiornamento. In città però non si arresta la psicosi che ha provocato un grave danno economico a tutta la comunità cinese – nella fattispecie in zona Paolo Sarpi – dove i ristoranti e le vie sono completamente svuotate da turisti e cittadini. Per questo, qualche giorno fa, è stato fatto un pranzo solidale in via Lomazzo tra le istituzioni milanesi e Confcommercio, con l'intento di testimoniare e rassicurare ulteriormente i cittadini che il virus non è assolutamente trasmissibile via cibo e fermare l'ondata di pregiudizi e fake news che stanno colpendo i cittadini cinesi.