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Coppia dell’acido, Boettcher scrive a Pisapia per chiedere il riconoscimento del figlio

Alexander Boettcher, condannato a 14 anni con la compagna Martina Levato per l’aggressione con acido ai danni di Pietro Barbini, ha scritto al sindaco di Milano Pisapia per chiedere il riconoscimento di suo figlio Achille, nato a Ferragosto. Sul futuro del bambino decideranno i giudici del tribunale dei minori.
A cura di Francesco Loiacono
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È appena nato, ma è già al centro di un caso di cronaca. Parliamo di Achille, il bambino partorito qualche giorno fa da Martina Levato, condannata insieme al suo complice e amante Alexander Boettcher a 14 anni di carcere per l'aggressione con acido ai danni di Pietro Barbini, avvenuta a Milano lo scorso dicembre. Adesso Boettcher, che è il padre del bambino, attraverso il suo legale Alessandra Silvestri ha scritto una lettera al Garante dei detenuti e al sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, per chiedere di riconoscere il piccolo.

Achille, appena nato, è stato sottratto alla madre subito dopo il parto, avvenuto a Ferragosto alla clinica Mangiagalli di Milano. Boettcher, che non ha potuto assistere al parto perché i giudici glielo hanno impedito, doveva ricevere una visita di un messo comunale nel carcere di San Vittore, dove è recluso: il messo però non sarebbe andato in carcere perché la madre del bambino ha già indicato Alexander come genitore. La questione è puramente tecnica: Boettcher ha necessità di completare le procedure di riconoscimento per prendere parte al procedimento in corso da martedì mattina davanti al tribunale dei minori sul futuro del bambino.

I giudici riuniti per decidere il futuro di Achille

I giudici minorili dovranno decidere se dichiarare Achille adottabile, sottraendolo alla patria potestà dei genitori: a sfavore di Alex e Martina pesa la decisione del pubblico ministero dei minori Annamaria Fiorillo, che ha deciso di allontanare il bambino dai genitori sostenendo la loro "totale e irreversibile inadeguatezza". Tra le altre ipotesi c'è l'affidamento ai nonni o il trasferimento del bambino e della madre in un istituto a custodia attenuata per madri detenute. Anche don Antonio Mazzi, negli scorsi giorni si è fatto avanti, proponendo che Martina e Achille vengano affidati alla comunità di recupero Exodus, da lui fondata.

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