Coniugi uccisi a Brescia, un consigliere: “Dovremmo uccidere 10 indiani e 10 pachistani”

Ha suscitato non poche polemiche il commento di un consigliere comunale di Boltiere, in provincia di Bergamo, sul duplice omicidio dei coniugi Seramondi a Brescia. Maurizio Testa, ex vicesindaco della cittadina e attualmente capogruppo della lista civica Boltiere prima di tutto, vicina a Forza Italia, non appena venuto a conoscenza del presunto motivo dell'omicidio – la concorrenza – e della nazionalità dei due arrestati – un indiano e un pachistano – ha condiviso su Facebook un articolo con un commento: "Adesso dovremmo ammazzare dieci indiani e dieci pakistani".
Il consigliere si difende: "Solo uno sfogo"
Intervistato su un quotidiano locale Testa non ha smentito, anche se ha provato ad abbassare i toni: "Ovviamente si è trattato di uno sfogo, ma nel 2015 non è possibile che due persone vengano uccise dopo una vita dedicata al lavoro solo perché la loro pizzeria ha successo". In realtà, proprio il movente della concorrenza è un elemento sul quale gli inquirenti non sono affatto convinti: i soldi e gli assegni ritrovati nelle disponibilità di Franco Seramondi e Giovanna Ferrari hanno fatto ipotizzare la pista dell'usura, anche se al momento non c'è ancora nulla di confermato.
Quel che è certo, invece, è la frase-choc di Testa, che già in passato aveva fatto discutere per alcuni suoi comportamenti. Nel 2011 era infatti stato costretto a dimettersi da vicesindaco per una foto che lo ritraeva mentre faceva il saluto romano sulla tomba di Mussolini, a Predappio. Da Benito alla minaccia di rappresaglie in stile hitleriano, evidentemente, il passo è stato breve.