Comunali, Roggiani: “Pd in crescita, ma da solo non basta: a Milano una coalizione ampia”
Il trionfo della Lega alle elezioni europee e il sostanziale pareggio alle comunali, dove il Partito democratico è riuscito a limitare i danni e la temuta invasione salviniana, almeno in provincia di Milano, non è avvenuta. Archiviati i ballottaggi con tre vittorie, ma anche con due sanguinose sconfitte nelle storiche roccaforti rosse di Cormano e Rozzano, per il Pd milanese è ora di fare un primo bilancio, con lo sguardo già proiettato alle elezioni comunali del 2021, quando Palazzo Marino sarà "assediato" dalle armate di Matteo Salvini. "L'esito di questa tornata di elezioni comunali in provincia di Milano? Io credo che sia positivo per il Partito democratico. Abbiamo vinto in città importanti, anche al primo turno. Al ballottaggio abbiamo conquistato un grande centro come Paderno Dugnano e confermato Novate Milanese, anche se non nascondiamo che le sconfitte di Rozzano e Cormano fanno male", spiega la segretaria metropolitana del Pd, Silvia Roggiani, intervistata da Fanpage.it.
Se queste elezioni amministrative erano un test per le comunali di Milano del 2021, come ne esce il centrosinistra?
"La prima annotazione è che in questi anni abbiamo continuato a crescere. Se guardiamo ai risultati, dalla vittoria di Giuseppe Sala nel 2016 abbiamo preso ogni volta più voti. Alle regionali, poi alle politiche e infine alle ultime europee siamo sempre migliorati in un trend crescente. Fino al risultato del 35,97 per cento in città ottenuto il 26 maggio. Siamo il primo partito in tutti i municipi e abbiamo smentito il pregiudizio che il Pd sia il partito della Ztl, forte in centro e debole nelle periferie. Invece siamo davanti anche nelle zone più difficili, dal Corvetto a via Gola".
Che lezione deve trarre il Pd da una sconfitta come quella di Rozzano, dove i dissidi interni hanno giocato un ruolo fondamentale permettendo alla destra di conquistare un ex fortino rosso?
"La lezione che portiamo a casa è che, da solo, il Pd non basta. Anche a Milano serve una coalizione che guardi al centro e al civismo. Questa è una cosa che abbiamo sempre saputo fare, divisioni non ce ne sono e la coalizione è forte, sono ottimista. "A Milano sappiamo tenere insieme le politiche di sviluppo dell'economia, quelle per la difesa dell'ambiente e per l'inclusione. Con il progetto dei quaranta cantieri ci sarà ancora più attenzione alle periferie"."
Una parte della sinistra protagonista delle coalizioni in passato, quella che fa riferimento all'ex sindaco Giuliano Pisapia, è ormai nell'orbita del Partito democratico. Non correte il rischio che manchino i soggetti esterni con cui stringere alleanze?
"Non credo. È vero che parte della sinistra ha appoggiato il Pd nella corsa alle europee, ma nei municipi sono alleati con noi soggetti che restano autonomi. Penso ai Verdi, a +Europa, alle liste civiche, non solo in consiglio comunale".
Cosa hanno insegnato queste elezioni comunali sui vostri avversari e in particolare sulla Lega, che a livello nazionale pare inarrestabile?
"Abbiamo visto che la Lega non è affatto imbattibile se gli elettori guardano al buon governo delle città e lo premiano. Prendo il caso di Cornaredo: la sera delle europee eravamo indietro di un migliaio di voti. Abbiamo fatto il conto che, per andare al ballottaggio, sarebbero serviti cinquanta voti disgiunti in ogni seggio. Sembrava impossibile e invece abbiamo vinto le comunali al primo turno con il 58,6 per cento. Il cittadino riconosce il buon governo della città, la strada è quella.