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Cinque maxi-evasori arrestati a Brescia: emesse fatture false per 280 milioni di euro

Maxi operazione della guardia di finanza di Brescia, impegnata dalle prime ore dell’alba a sgominare un’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. Cinque le persone arrestate (tre sono finite in carcere e due ai domiciliari), 25 in totale quelle indagate. Sequestrati beni per 100 milioni di euro: si tratta di profitti illeciti, ottenuti tramite l’emissione di fatture false per un valore di circa 280 milioni di euro.
A cura di Francesco Loiacono
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Maxi operazione della guardia di finanza di Brescia, impegnata dalle prime ore dell'alba a sgominare un'associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. Cinque le persone arrestate (tre sono finire in carcere e due ai domiciliari), 25 in totale quelle indagate. Sono accusate di aver emesso fatture false per oltre 280 milioni di euro, attraverso un sistema costituito da società operative e società "cartiere" (cioè usate solo per produrre carte contabili) dislocate in Italia e all'estero.

Sequestrati beni per 100 milioni di euro

L'operazione delle Fiamme gialle, denominata Cerbero, ha portato al sequestro di beni (immobili, autovetture e conti correnti) per un valore di quasi 100 milioni di euro: a tanto, infatti, ammontavano i profitti accumulati illecitamente dagli indagati. A capo dell'associazione a delinquere ci sarebbero tre imprenditori bresciani e due consulenti tributari, padre e figlio, di origine pugliese: i primi sono finiti in carcere, i consulenti sono ai domiciliari. Gli altri indagati e le aziende interessate dall'operazione odierna della Guardia di finanza sono state individuate in varie regioni d'Italia (Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Veneto e Puglia), oltre che in Slovenia, Bulgaria, Ungheria, Romania e Stati Uniti.

Il meccanismo alla base della frode

Le aziende coinvolte nella frode sono 23. Cinque erano “operative”, dieci erano “cartiere” con sede in Italia e otto invece cartiere con sede all'estero. Le cartiere, tramite l’emissione di falsi documenti, avrebbero consentito alle società operative di vendere sottocosto, in Italia, materiale plastico principalmente di origine estera, ottenendo così illeciti guadagni. Gli indagati sono stati incastrati da alcune intercettazioni ambientali: in una di questa si sentono due degli arrestati che parlano tra loro di come rendere le fatture più "vissute". I documenti usciti dalle società cartiere erano infatti "immacolati" e avrebbero potuto destare sospetti. Da qui il suggerimento di uno dei due all'altro: "Prendile, piegale in quattro e stropicciale".

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