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Cernusco sul Naviglio, rimossi cartelli sulla Memoria affissi davanti alla sede di Altaforte

Domenica mattina alcuni cartelli affissi davanti alla sede della società editrice Altaforte a Cernusco sul Naviglio (Milano) sono stati rimossi dalla polizia locale e dai carabinieri perché abusivi. I cartelli erano parte di una mostra fotografica spontanea sui temi della Memoria e delle leggi razziali del 1938 che alcuni genitori degli alunni del complesso scolastico che si trova davanti alla casa editrice vicina a Casapound avevano organizzato per la Festa della Repubblica. La loro rimozione, avvenuta su segnalazione di un cittadino, ha provocato la protesta di alcuni genitori: “È stato affermato con solerzia un principio amministrativo, mentre i fascisti continueranno liberamente a oltraggiare la Costituzione e fare propaganda davanti alle nostre scuole”.
A cura di Francesco Loiacono
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Francesco Polacchi, il fondatore di Altaforte
Francesco Polacchi, il fondatore di Altaforte

La polizia locale di Cernusco sul Naviglio, vicino Milano, ha rimosso nella mattinata di ieri alcuni cartelli che erano stati affissi su tre alberi davanti alla sede di Altaforte, la casa editrice vicina a CasaPound fondata da Francesco Polacchi. A Cernusco, in via Pontida, Altaforte ha aperto nelle scorse settimane un negozio con tre ampie vetrine che è però disadorno all'interno (non ci sono arredi), non ha alcuna insegna e che viene probabilmente utilizzato semplicemente come centro di smistamento e magazzino. Per protestare contro la presenza di questo negozio alcuni genitori avevano organizzato una "piccola e spontanea mostra fotografica", di cui i cartelli erano parte integrante. La loro rimozione ha provocato veementi proteste. Uno dei genitori, Fabrizio Gatti, in una lettera pubblicata dal quotidiano "La Repubblica" ha raccontato la propria versione dei fatti: "In occasione della festa della Repubblica, e quindi dell’anniversario della nostra Costituzione antifascista, abbiamo pensato di addobbare i tre grandi platani di fronte alle vetrine di Polacchi con una piccola e spontanea mostra fotografica intitolata ‘Gli Alberi della Memoria'". I fogli affissi contenevano foto di studenti espulsi dalle scuole e poi deportati a seguito dell'approvazione delle leggi razziali del 1938, oltre alle copertine di tre libri, "Se questo è un uomo" di Primo Levi, il "Diario" di Anna Frank e "Sopravvissuta ad Auschwitz" di Liliana Segre.

"Non c'era alcun riferimento a CasaPound, al suo editore e tanto meno al ministro Salvini", ha scritto il genitore nella lettera, spiegando che la mostra voleva solo ricordare "da quale oscena sofferenza sia nata la nostra democrazia". A poche ore dall'inizio di quella che doveva essere la rassegna improvvisata, però, la polizia locale e i carabinieri della locale stazione sono intervenuti tra via Don Milani e via Pontida dove erano stati affissi i cartelli e li hanno rimossi.

L'intervento di polizia locale e carabinieri

L'intervento, come ricostruito da Fanpage.it, è avvenuto alle ore 10 su segnalazione di un cittadino: i 15 cartelli "con articoli di giornale e contenuti che fanno riferimento alle leggi razziali e alla deportazione degli ebrei durante il regime fascista" (come si legge nella nota relativa all'intervento) erano stati affissi agli alberi all'esterno della recinzione della società editrice Altaforte. L'intervento della polizia locale e dei carabinieri è avvenuto per sanzionare quelle che sono state considerate affissioni abusive, come ipotizzato anche dal genitore che ha scritto la lettera. Il papà però lamenta una presunta differenza di trattamento: "Carabinieri e vigili urbani hanno forse applicato la norma sulle pubbliche affissioni senza, ovviamente, alcuna arbitrarietà. E per questo va loro il più totale rispetto – scrive il genitore -. Ma è proprio questo il punto: è stato affermato con solerzia un principio amministrativo, mentre i fascisti continueranno liberamente a oltraggiare la Costituzione e fare propaganda davanti alle nostre scuole". La lettera del genitore è stata pubblicata anche su Facebook, dove è stata condivisa da diverse persone.

Il sindaco: Sorpreso, da sempre collaboriamo con scuole sull'antifascismo

Il sindaco di Cernusco sul Naviglio, Ermanno Zacchetti, al telefono con Fanpage.it ha confermato l'intervento della polizia locale, spiegando che le affissioni abusive non riportavano firme né riferimenti (tanto meno alla scuola) e che al momento dell'arrivo degli agenti non era presente nessuno: "Hanno aspettato un poco, poi li hanno rimossi perché erano affissi sugli alberi sulla pubblica via senza alcun tipo di autorizzazione". Il primo cittadino (del Pd) si è poi detto sorpreso per le polemiche seguite alla rimozione e anche per la modalità stessa della protesta da parte dei genitori: "Sono un po' sorpreso perché la collaborazione con le scuole, anche e soprattutto in tema di antifascismo, è molto importante e continuativa, anche con l'istituto comprensivo vicino al negozio di Altaforte". Il sindaco ha elencato una serie di iniziative, dalla riscrittura della Costituzione da parte degli studenti delle quinte elementari in collaborazione con l'Anpi alla posa delle prime due pietre di inciampo per sei concittadini di Cernusco deportati durante il nazifascismo, che testimoniano l'impegno antifascista della sua amministrazione: "Lo stupore deriva dal fatto che non eravamo informati di questa iniziativa e invece con le scuole e con l'Anpi collaboriamo in modo ufficiale proprio perché il nostro essere, come amministrazione, è profondamente antifascista", ha detto il sindaco.

L'appello all'autore della lettera

Sulla presenza di una sede di Altaforte nel proprio Comune il sindaco ha precisato che gli uffici hanno verificato dal punto di vista amministrativo le richieste pervenute dalla casa editrice, autorizzandone l'apertura perché tutto è risultato in regola: "Non abbiamo ravvisato alcun reato, il negozio è vuoto e non ci sono insegne, non c'è nulla. È chiaro che saremmo i primi a segnalare nel caso ravvisassimo reati di sorta, ma in questo momento non c'è nulla". Il sindaco ha poi rivolto un appello all'autore della lettera: "Se vuole contattarci per proporre iniziative in questo senso siamo più che aperti, ovviamente organizzandole, perché altrimenti si rischia che intervenga – come ha fatto secondo me giustamente – la polizia locale".

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