Caso Bozzoli, interrogati i due operai indagati per l’omicidio dell’imprenditore

Sono stati interrogati martedì mattina a Brescia, nella caserma dei carabinieri, i due operai della fonderia Bozzoli indagati per l'omicidio e la distruzione del cadavere del loro titolare, Mario Bozzoli, scomparso lo scorso 8 ottobre mentre si trovava nella sua ditta di Marcheno, nel Bresciano. Oltre ai due operai, il senegalese A.A. e O.M., risultano indagati anche i due nipoti dell'imprenditore, G.B. e A.B., il cui interrogatorio sarà fissato nei prossimi giorni in procura dal pubblico ministero Alberto Rossi, titolare dell'inchiesta. Secondo alcune indiscrezioni, uno dei due nipoti aveva riferito più volte in passato l'intenzione di uccidere lo zio, con il quale i rapporti pare non fossero affatto buoni.
Il legale di uno degli operai: "Siamo sereni"
Il legale di A.A. non ha voluto rilasciare dichiarazioni dopo l'interrogatorio del suo assistito, durato tre ore. Più loquace invece Alberto Scappaticci, legale dell'altro operaio indagato. Ha spiegato che il suo assistito è "sereno e ha chiarito la sua posizione" e ha lodato il lavoro svolto dagli investigatori. L'interrogatorio è stata la sede per ricostruire quanto avvenuto lo scorso 8 ottobre, giorno della scomparsa di Mario Bozzoli, con puntualizzazioni sugli orari di alcuni spostamenti e sulle dinamiche della vita di fabbrica, in merito anche ai rapporti interpersonali tra l'operaio, Mario Bozzoli e i suoi nipoti: "L'ambiente dell'interrogatorio è stato estremamente sereno", ha spiegato l'avvocato Scappaticci.
Non si sa se durante l'interrogatorio, durato 5 ore, siano stati affrontati i due punti considerati cruciali dagli inquirenti: un'improvvisa disponibilità di denaro che l'indagato avrebbe avuto subito dopo la scomparsa di Mario Bozzoli e una strana domanda fatta dall'operaio a un dentista sulla temperatura necessaria per fondere il titanio. Un particolare importante, dal momento che proprio Bozzoli, che secondo gli iqnuirenti è stato gettato in uno dei forni della fonderia di Marcheno, aveva delle protesi dentarie fatte con quel materiale. Non è invece stato affrontato il discorso della fumata anomala che si registrò nella fabbrica proprio la sera della scomparsa dell'imprenditore.