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Carabiniere ucciso a un posto di blocco: convalidato l’arresto per l’automobilista, resta in carcere

Resta in carcere Matteo Colombi Manzi, il 34enne che nella notte tra domenica e lunedì a un posto di blocco a Terno d’Isola (Bergamo) ha travolto e ucciso l’appuntato scelto dei carabinieri Emanuele Anzini. Il giudice ha convalidato l’arresto del 34enne, che era ubriaco al momento dell’investimento e che deve rispondere dell’accusa di omicidio volontario. L’automobilista si è difeso dicendo di non essersi accorto del militare dell’Arma.
A cura di Francesco Loiacono
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Emanuele Anzini, il carabiniere ucciso a un posto di blocco
Emanuele Anzini, il carabiniere ucciso a un posto di blocco

È stato convalidato l'arresto di Matteo Colombi Manzi, il cuoco 34enne accusato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte del carabiniere Emanuele Anzini. Il giudice per le indagini preliminari Federica Gaudino ha disposto per il 34enne la custodia cautelare in carcere: il cuoco resta dunque nel penitenziario di via Gleno a Bergamo. L'appuntato scelto Emanuele Anzini, che avrebbe compiuto 42 anni ieri, giorno in cui invece sono stati celebrati i suoi funerali, era in servizio presso il nucleo radiomobile di Zogno, nel Bergamasco. Nella notte tra domenica e lunedì il militare stava presidiando un posto di blocco a Terno d'Isola, sempre nel Bergamasco: il 34enne è sopraggiunto con la sua auto, un'Audi, a forte velocità, non si è fermato all'alt e ha travolto il carabiniere, trascinandolo poi per diversi metri. Anzini è morto sul colpo.

L'investitore ha detto di non essersi accorto del carabiniere

L'investitore, che inizialmente aveva proseguito la sua marcia, dopo alcuni minuti è tornato sui propri passi presentandosi ai colleghi della vittima. Era stato arrestato inizialmente con l'accusa di omicidio stradale, poi cambiata in omicidio volontario con dolo eventuale: secondo il pubblico ministero avrebbe dunque investito Anzini consapevole del danno grave che avrebbe potuto provocare al militare. Il 34enne, che era ubriaco al momento dell'incidente (nel sangue aveva un tasso alcolemico di quasi tre grammi per litro contro lo 0,5 consentito per legge), nell'interrogatorio davanti al giudice si sarebbe difeso dicendo di non aver visto il carabiniere e di essersi accorto di averlo investito solo in un secondo momento.

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