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Busto Arsizio, nonno a processo per abusi sulle nipotine: le bimbe vivevano in una casa a luci rosse

Un uomo di 60 anni è a processo a Busto Arsizio per abusi sessuali commessi sulle due nipotine, due cuginette che all’epoca dei fatti avevano otto anni. Dalle indagini è emerso che le bimbe vivevano in una sorta di casa a luci rosse, con gli altri famigliari che facevano sesso davanti a loro. Le bimbe usavano un linguaggio troppo esplicito per la loro età: un’educatrice se ne è accorta facendo partire le indagini.
A cura di Francesco Loiacono
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Immagine di repertorio
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È iniziato ieri mattina a Busto Arsizio, in provincia di Varese, il processo a carico di un uomo di 60 anni, accusato di aver abusato sessualmente delle sue due nipotine, due cuginette. Le bimbe, oltre agli abusi del nonno, erano costrette a vivere in una casa "a luci rosse": tutta la famiglia allargata delle piccole si comportava in maniera troppo disinibita dal punto di vista sessuale, producendosi in rapporti anche davanti ai loro occhi. Una situazione venuta alla luce grazie all'educatrice di un centro diurno frequentato dalle due cuginette all'epoca dei fatti: la donna, insospettita dai comportamenti e dal linguaggio troppo esplicito per due bimbe di otto anni, aveva chiesto loro spiegazioni. E le cuginette avevano iniziato a raccontare ciò che avveniva in casa e che erano costrette a subire: dai video pornografici trovati su cellulari e tablet che giravano in casa, a rapporti sessuali consumati davanti ai loro occhi, senza alcuna forma di privacy e di tutela. Fino al comportamento del nonno delle ragazzine: l'uomo le portava sul letto matrimoniale e le costringeva a toccare i suoi genitali.

Le bambine hanno raccontato tutti gli abusi

A raccontare la tremenda vicenda famigliare e la prima udienza del processo che ne è seguito è il quotidiano "La Prealpina". Il nonno, un cittadino sudamericano, è l'unico imputato, anche se il pubblico ministero Maria Cristina Ria dopo le indagini aveva puntato il dito sul ruolo di tutta la famiglia. Le due cuginette hanno sempre raccontato versioni considerate dagli inquirenti attendibili e non si sono mai smentite: hanno insomma raccontato ciò che hanno visto e vissuto, senza inventarsi nulla e anche se avrebbero preferito dimenticare tutto. Il processo, anche per via della delicatezza della vicenda e dell'età delle persone coinvolte, si celebra a porte chiuse.

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