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Brescia, l’imprenditore Mario Bozzoli è stato ucciso: “Ma il corpo non è finito nel forno”

Secondo il procuratore generale di Brescia, Pierluigi Maria Dell’Osso, Mario Bozzoli, imprenditore scomparso nel 2015 dalla sua fonderia a Marcheno, è stato ucciso. Il suo cadavere, che ancora non si trova, non sarebbe però stato gettato in uno dei forni della fonderia, come ipotizzato a lungo. Per l’omicidio sono indagati i due nipoti dell’uomo, mentre due ex operai sono accusati di favoreggiamento.
A cura di Francesco Loiacono
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L'imprenditore Mario Bozzoli, ex proprietario assieme al fratello Adelio dell'omonima fonderia a Marcheno, nel Bresciano, è stato ucciso. Ne è convinto il procuratore generale di Brescia, Pierluigi Maria Dell'Osso, che in una conferenza stampa ha fatto il punto sulla chiusura dell'inchiesta che vede indagati per l'omicidio i nipoti Alex e Giacomo Bozzoli. Ai famigliari di Mario Bozzoli, che all'epoca della scomparsa, l'8 ottobre del 2015, aveva 50 anni, il procuratore non lascia alcuna speranza: nulla, neanche "un minimo elemento in tre anni e mezzo di indagine" ha mai fatto ipotizzare agli inquirenti "la presenza in vita di Mario Bozzoli, che è stato ucciso".

Il corpo dell'imprenditore non è finito nel forno

Il procuratore Dell'Osso nel corso della conferenza stampa ha anche chiarito che il corpo dell'imprenditore scomparso non è stato gettato in uno dei forni della fonderia dopo la sua uccisione. Un'ipotesi che è stata a lungo al centro delle indagini da parte della procura bresciana prima e poi della procura generale, che ha avocato il caso evitando che venisse archiviato. Due gli elementi che hanno però smontato questa ipotesi investigativa: in primis le dimensioni del forno, incompatibili "con la distruzione di un corpo umano", e in secondo luogo i risultati negativi delle analisi condotte dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo sui forni e sugli scarti prodotti dalla fonderia: "Il forno è escluso in modo categorico", ha detto il procuratore.

Dov'è il cadavere di Mario Bozzoli?

A questo punto resta aperta una domanda fondamentale: dove si trova il cadavere di Mario Bozzoli? Senza questa risposta è difficile che gli indagati (oltre ai nipoti, accusati di omicidio volontario premeditato e distruzione di cadavere, devono rispondere di favoreggiamento gli ex operai Oscar Maggi e Aboagye Akwasi), che si sono sempre proclamati innocenti, possano crollare, come non hanno mai fatto finora. Qualcuno, ipotizzano gli inquirenti, lo avrebbe trasportato all'esterno della fonderia, approfittando anche del fatto che le telecamere dell'azienda, puntate su zone neutre, non hanno ripreso alcuna scena sospetta. Non erano state trovate tracce di Mario Bozzoli sulle auto degli indagati: nessuno di loro ha mai fatto dichiarazioni compromettenti. Chi forse poteva e voleva parlare non può farlo più: Beppe Ghirardini, l'altro operaio che la sera della scomparsa di Mario Bozzoli si trovava nella fonderia assieme agli indagati, è morto pochi giorni dopo in circostanze misteriose nei boschi di Ponte di Legno, ucciso da una capsula di cianuro: è ancora aperta un'inchiesta per istigazione al suicidio. Ciò che per la procura generale è chiaro è il movente del delitto: odio e dissidi tra l'imprenditore e i nipoti sulla gestione della fonderia. Al momento, però, in questo "cold case" c'è il movente, ma manca il cadavere.

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