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Bergamo, truffa su gestione dei fondi per i migranti: 83 indagati

Sarebbero più di 80 le persone indagate dalla procura di Bergamo nell’ambito della maxi inchiesta sul sistema di accoglienza dei richiedenti asilo in tutta la provincia che ha portato alla luce numerose irregolarità: le accuse, nei confronti anche di funzionari pubblici e sacerdoti, sono di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, sfruttamento del lavoro, inadempimento di contratti di pubbliche forniture e riciclaggio. Coinvolto anche il fondatore della cooperativa Rinnovamento di Fontanella, già accusato nel 2018 di violenza sessuale, Padre Zanotti.
A cura di Chiara Ammendola
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Una maxi inchiesta della procura di Bergamo iniziata nel 2017 e riguardante il biennio '17/'18 ha portato alla luce irregolarità nella gestione da parte di alcune strutture bergamasche dei contributi pubblici destinati all'accoglienza dei migranti: sono 83 le persone indagate tra le quali spuntano anche funzionari pubblici e sacerdoti appartenenti ad associazioni da tempo impegnate nell'assistenza ai richiedenti asilo. Nello specifico l'accusa di truffa riguarda la gestione dei 35 euro che lo Stato assegnava alle strutture per ciascun migrante: i centri facevano risultare presenti richiedenti asilo che invece si erano allontanati, rendicontando spese inesistenti e fatture false.

Al centro dell'inchiesta la cooperativa Rinnovamento fondata da Padre Zanotti

Ai domiciliari sono finiti il 73enne Padre Zanotti, fondatore della cooperativa Rinnovamento di Fontanella di Antegnate, già accusato nel 2018 di ricatti sessuali ai danni di un ospite, la presidente A. M. P., 58 anni, di Antegnate, e l'economo G. T., 39 anni, di Crema. Le accuse per loro sono associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, allo sfruttamento del lavoro e all'inadempimento di contratti di pubbliche forniture e il riciclaggio. Mentre sono 38 gli avvisi di garanzia notificati in relazione alla cooperativa Ruah e l'associazione Diakonia, legate alla Caritas di Bergamo: anche per loro i reati sono di sfruttamento del lavoro e inadempimento di contratti di pubbliche forniture e riciclaggio, con l'aggiunta della turbativa d'asta.  Tra i nomi spicca quello di don Claudio Visconti, 56 anni, ex numero uno della Caritas, trasferito alla Pastorale italiana a Bruxelles. Secondo quanto emerso dalle indagini gli indagati avrebbero intascato un totale di 50mila euro grazie ai 35 euro al giorno percepiti per ogni immigrato, modificando le date di soggiorno da comunicare alla Prefettura e falsificando le firme dei registri.

Le associazioni legate alla Caritas di Bergamo

In una nota la Caritas di Bergamo ha espresso la "totale disponibilità verso la magistratura affinché possa svolgere le indagini su una questione alquanto complessa, nella quale l'associazione Diakonia si è sempre mossa con tracciabilità e rendicontazione, in uno stile di pronta collaborazione con le istituzioni dello Stato e le forze dell'ordine". L'auspicio è che l'indagine dimostri che "l'agire è stato svolto con trasparenza e in risposta collaborativa alle istituzioni, per il bene dei migranti e della società bergamasca che si è trovata a rispondere a questa urgenza". Piena disponibilità anche da parte della Cooperativa Ruah che ha ribadito "piena fiducia nell’opera inquirente così che possa essere dimostrato a garanzia che l’agire è stato svolto con trasparenza e in risposta collaborativa con le istituzioni".

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