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Bergamo, sequestrate 39 tonnellate di pesce: erano destinate a ristoranti di sushi in tutta Italia

Trentanove tonnellate di pesce destinate ai ristoranti di sushi in tutta Italia sono state sequestrate in un magazzino all’ingrosso del Bergamasco. Il pesce, arrivato in Italia dal Sud-est asiatico, era privo delle indicazioni di provenienza: non si poteva capire se arrivasse da bacini idrici fortemente inquinati.
A cura di Francesco Loiacono
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Sarebbe diventato sushi offerto dai ristoranti che propongono la nota specialità giapponese, ormai diffusi in tutta Italia. Ma la provenienza delle 39 tonnellate di pesce sequestrate in un magazzino della provincia di Bergamo era sconosciuta: mancavano infatti tutte le indicazioni in merito. Il maxi sequestro è stato effettuato ieri dagli uomini della Guardia costiera di Venezia (competente sul Bergamasco), dopo una segnalazione dei colleghi di Genova. Al termine di un controllo durato oltre 12 ore i prodotti ittici, che provenivano in maniera generica dal Sud-Est asiatico, sono stati sequestrati, mentre al titolare del magazzino all'ingrosso è stata notificata la sospensione dell'attività fino al ripristino delle minime condizioni igieniche.

Sanzioni per circa 50mila euro

Al controllo, che continuerà anche nei prossimi giorni, ha partecipato anche il personale dell’Agenzia tutela della salute di Bergamo, nello specifico del Dipartimento di prevenzione veterinaria. Le confezioni di pesce violavano il regolamento Ce 1379/2013: gli ispettori non potevano capire se i prodotti provenissero da bacini idrici altamente contaminati. Per il titolare del magazzino e le altre persone che dovessero essere implicate nel commercio del pesce non a norma si prospettano sanzioni pesanti: circa 50mila euro.

Coldiretti: Bene il sequestro di pesce dall'Asia senza indicazioni di origine

Da Coldiretti arriva un plauso per l'operazione della guardia costiera di Venezia: "Si tratta di un’operazione importante perché la Lombardia importa ogni anno dall’estero oltre un miliardo e 300 milioni di euro di pesce e prodotti ittici esteri, con un aumento tendenziale del 9 per cento nell’arco degli ultimi 12 mesi. I controlli sull’origine dei prodotti – ha spiegato il presidente di Coldiretti Lombardia, Ettore Prandini – sono una garanzia a difesa dei consumatori e della sicurezza alimentare di quello che portiamo a tavola".

Un quarto della spesa degli italiani è di provenienza incerta

Coldiretti sottolinea però come il problema della mancata indicazione di provenienza di diversi alimenti che finiscono sulle tavole degli italiani persista per un un quarto della spesa alimentare degli italiani: "Dai salumi ai succhi di frutta, dalle confetture al pane, fino alla carne di coniglio. Di fronte all’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea che obbliga ad indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per quella trasformata in salumi, per l’ortofrutta fresca ma non per i succhi, le conserve di frutta o le marmellate per il miele ma non per il pane, l’Italia che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie anche con una profonda revisione delle norme sul codice doganale".

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