Bergamo, la Rianimazione dell’ospedale ora è Covid free: “Mai visto morire così tante persone”
"La morte fa parte della vita dei dottori, ma certamente non abbiamo mai visto morire così tante persone in così poco tempo e non le abbiamo mai viste morire da sole". Sono le parole che Luca Lorini, primario e direttore del dipartimento di Emergenza urgenza e area critica dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, pronuncia a Fanpage.it adesso che l'incubo Coronavirus, in quello che è stato l'ospedale simbolo della lotta al virus, sembra essere alle spalle. Mercoledì 8 luglio, infatti, dopo 137 giorni, l'ultimo paziente Covid è stato dimesso dalla Terapia intensiva del nosocomio, diventata così Covid-free. "Dai primi giorni (il 23 febbraio, ndr) in cui ricevevamo due-tre pazienti al giorno in terapia intensiva siamo arrivati al fatidico picco massimo del 16 marzo in cui sono arrivati 90 pazienti Covid al Pronto soccorso da ricoverare – dice Lorini accompagnando il giornalista di Fanpage.it Simone Giancristofaro tra i letti di Rianimazione, finalmente vuoti -. A quel punto lì abbiamo cominciato a espandere sempre più le terapie intensive".
Il picco: 100 pazienti Covid in terapia intensiva
Il picco è stato rappresentato da 100 pazienti intubati in terapia intensiva: "A un certo punto avevamo 100 pazienti in terapia intensiva, intubati, ventilati. Mentre l'ospedale a un certo punto ha avuto più di 500 pazienti Covid ricoverati". A proposito del dramma legato agli scarsi posti letto rispetto a quelle che erano le necessità, Lorini ricorda: "C'è stato un giorno nel quale avevamo 140 pazienti fuori dall'Area critica attaccati in modo diverso a forme di ventilazione non invasiva varie". La situazione critica "è andata avanti tutta marzo, e poi ha cominciato a calare lievemente nei primi 15 giorni di aprile", spiega Lorini.
Lorini: Si può vivere senza calcio, ma non senza sanità
Una situazione che più volte lo stesso Lorini ha denunciato, anche tramite post e dichiarazioni a mezzo stampa, "perché avevamo capito che il mondo e anche l'Italia stessa non avevano capito bene quanto grave fosse". Mercoledì 8 luglio, finalmente, anche il principale ospedale di Bergamo, città e provincia che hanno pagato un prezzo altissimo per la pandemia, ha potuto festeggiare la "chiusura" della Terapia intensiva. "La nostra celebrazione è durata due minuti – spiega Lorini – uno di silenzio per ricordare i pazienti che abbiamo perso e un minuto di applauso e festa, senza neanche stappare una bottiglia". Il primario è poi andato a casa e ha spento il cellulare per riflettere sul periodo appena trascorso, che a suo dire lascia un grande insegnamento: "Si può vivere senza calcio e senza film, ma non senza sanità, senza dei bravi medici non si può vivere". Da qui l'appello, anche alle istituzioni, a non dimenticarsi dei medici e a porre in cima alle priorità del Paese la salute della gente.
(Intervista a cura di Simone Giancristofaro)