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Bergamo, denunce dei parenti delle vittime di Covid: la procura indaga per omicidio colposo

La procura di Bergamo avrebbe aperto un’inchiesta per omicidio colposo in merito alle prime 50 denunce presentate dai famigliari delle vittime del Coronavirus lo scorso 10 giugno: si tratta di un primo step nella lunga fase di indagini che dovranno accertare cosa sia accaduto nella provincia Bergamasca e se vi siano responsabilità in merito ai numerosi decessi avvenuti in piena emergenza Covid.
A cura di Chiara Ammendola
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Un'indagine per omicidio colposo, è questa l'ipotesi di reato del fascicolo d'inchiesta aperto dalla Procura di Bergamo in merito alle denunce presentate lo scorso 10 giugno dai familiari delle persone morte a causa del Coronavirus. I parenti hanno dato vita negli ultimi mesi a un comitato chiamato "Noi Denunceremo" e nato su Facebook in piena emergenza, e così la scorsa settimana sono state presentate le prime 50 denunce in procura per chiedere luce su quanto accaduto a Bergamo e provincia.

In totale sono almeno altre 200 le denunce che il comitato intende presentare in procura, non contro medici e personale sanitario ma "contro i politici che non hanno fatto altro che raccontare bugie". Tramite la pagina Facebook e il sito il comitato sta infatti continuando nell'opera di assistere i famigliari di persone morte a causa del Covid che chiedono verità e giustizia per i loro cari, raccogliendone le storie e le denunce. "Oggi siamo qua per dare le nostre storie in mano ha chi ha le competenze per poter giudicare se c'è qualcosa che non torna: vogliamo capire quello che è successo e perché è successo, ci aspettiamo che questa cosa non venga insabbiata o dimenticata perché non si possono spegnere i riflettori su 33mila morti", aveva spiegato Stefano Fusco, fondatore insieme a suo padre Luca del gruppo Facebook "Noi Denunceremo". "Siamo stanchi di non avere risposte e sentire rimpallo di responsabilità – le parole di Stefano – però lo dobbiamo ai nostri morti, nonni, papà, mariti. Non ci fermeremo finché non avremo le risposte che cerchiamo".

"Ho consegnato una chiavetta su cui ho messo le denunce esposte di tutte le persone che sono qua e che chiedono l'intervento dell'autorità giudiziaria per quanto stanno denunciando – spiega Consuelo Locati, avvocato del comitato – in tante denunce si parla della zona rossa, è un filo conduttore, perché i fatti che hanno portato al decesso di tante persone partono tutti ad origine dalla mancata chiusura dell'ospedale di Alzano. Ci sono medici che hanno detto di aver recuperato a loro spese i camici e chiesto donazioni per comprarli".

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