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Bar esploso allo Stadera, si indaga sulla pista dolosa: “Forse un attentato”

All’indomani dell’esplosione che ha devastato un bar a Milano, in zona Stadera, le indagini sono ancora in corso. I primi rilievi dei vigili del fuoco avrebbero escluso un guasto o una fuga di gas. Si sarebbe dunque trattato di un evento doloso: forse un’intimidazione contro il bar che aveva aderito alla campagna “No slot”.
A cura di Francesco Loiacono
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All'indomani dell'esplosione che ha devastato un bar a Milano, in zona Stadera, ci si interroga su cosa abbia potuto provocare una deflagrazione così forte che poteva causare una strage. Il bilancio, è bene sottolinearlo ancora, è di zero feriti. Ma si è trattato di un puro caso: alle 19.40, orario dell'esplosione, la gente torna a casa dal lavoro. In molti erano sul tram numero 15 che grazie a un semaforo rosso non si è trovato di fronte al bar al momento dello scoppio, che ha investito e distrutto la pensilina.

Il titolare del bar ha aderito alla campagna "No slot"

Le ipotesi degli inquirenti, al momento, sono ancora frammentarie. Eppure, secondo quanto riportato dal Corriere della sera, sembra che i primi rilievi dei vigili del fuoco abbiano escluso un guasto: all'interno del locale infatti non c'erano né un impianto a gas né bombole, e l'ipotesi di un corto circuito non sembra dunque plausibile. Il centro dell'esplosione sembra però essere stato dentro al bar, almeno stando al volo di diversi metri, fino alla parte opposta di via Volvino, compiuto dalle saracinesche del locale, il "Wi-fi bar". Qualcuno è dunque entrato dalla porta sul retro del locale – trovata forzata, ma non è detto che i segni risalgano a lunedì sera – e ha piazzato un ordigno all'interno del bar? Non si può dire con certezza, dal momento che non sono ancora stati trovati innesti o tracce di liquidi infiammabili o esplosivo. E soprattutto: perché l'avrebbe fatto? Una tenue ipotesi investigativa la fornisce il fatto che il titolare del locale, Ivan Baldi, che ha rilevato il bar nell'ottobre 2014, abbia aderito alla campagna "No slot" togliendo le macchinette succhiasoldi dal suo locale. Eppure lo stesso titolare, interrogato dai carabinieri della compagnia Magenta che indagano sull'episodio, ha riferito di non aver mai ricevuto minacce.

I carabinieri: nessuna certezza

A fare il punto su quanto avvenuto lunedì sera in via Volvinio sono stati i carabinieri, che hanno affermato che al momento non ci sono evidenze che possano aiutare a fornire certezze. Bisognerà aspettare la relazione tecnica dei vigili del fuoco a riguardo. L'unico elemento che potrebbe aiutare a fare luce sul mistero è una tanica vuota da tre litri trovata nel cortile condominiale, da cui proveniva un forte odore di liquido infiammabile. Ma la benzina non provoca esplosioni di quel tipo e la tanica era a uso condominiale. Il proprietario del locale ha detto di aver usato in passato misture di alcol e solventi per lavare il locale: è possibile dunque che il liquido si sia accumulato nell'intercapedine al di sotto del pavimento rialzato. La vicenda resta quindi ancora avvolta dal mistero. Con una sola certezza: qualunque sia la causa dell'esplosione, poteva davvero essere una strage.

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