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Ballottaggio Milano, Parisi e Sala a caccia di voti: M5s, astenuti e periferie le “prede”

In vista del ballottaggio del 19 giugno, Stefano Parisi e Beppe Sala devono cercare di attingere voti da tutti i possibili bacini elettorali. Il più appetibile è quello dei Cinque stelle, e in tal senso si sprecano le aperture e gli inviti dei candidati di centrodestra e centrosinistra.
A cura di Francesco Loiacono
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I numeri sono già stati ampiamente snocciolati. Se sono 4.900 i voti che dividono Stefano Parisi da Beppe Sala (a favore di quest'ultimo) dopo il primo turno delle amministrative milanesi, è evidente come in vista del ballottaggio del prossimo 19 giugno tutti i "serbatoi" di consensi dovranno essere drenati, dall'una e dall'altra parte, per cercare di diventare sindaco di Milano al posto di Giuliano Pisapia.

Ci sono i bacini più piccoli, come i 19.100 voti della lista Milano in Comune di Basilio Rizzo o i 10.100 voti andati al radicale Marco Cappato. I primi, nonostante Rizzo continui a temporeggiare e a chiedere a Sala maggiori impegni sui temi delle periferie e del lavoro, è molto probabile che alla fine finiscano all'ex commissario di Expo. Dove eventualmente confluiranno i secondi, invece, lo si capirà dopo gli incontri bipartisan a cui hanno partecipato i Radicali.

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Ma è inutile negare che la vera battaglia di Parisi e Sala si gioca con i due serbatoi più grossi: i circa 120mila milanesi che si sono astenuti al primo turno (rispetto al 2011, in totale 450mila non hanno votato) e gli oltre 54mila elettori che hanno votato il candidato sindaco del Movimento 5 stelle, Gianluca Corrado. E sono soprattutto questi ultimi che entrambi i manager stanno cercando di corteggiare. La riprova nelle anticipazione del confronto tra i due candidati in onda questa sera su Porta a porta: "Il M5s non è antisistema, ma una realtà politica che intercetta esigenze come la trasparenza o il cambiamento – ha affermato Stefano Parisi -. Sala è in continuità con Pisapia e ha un forte legame con Renzi, quindi è probabile che chi voglia cambiare guardi a noi con maggiore interesse". La replica di Sala: "Può darsi che abbiano una reazione anti-Renzi, ma su molte questioni come i diritti, la legalità e l'ambiente possono più facilmente essere dalla nostra parte. A loro dico: votate secondo coscienza ma guardate alle differenze tra i programmi".

E nel Movimento, cosa dicono? Il candidato Corrado, in diverse interviste, ha detto che personalmente annullerà la propria scheda, anche se ha ha lasciato intendere, più o meno chiaramente, come difficilmente un "vero" Cinque stelle voterà Sala, troppo vicino a Renzi. E non è forse un caso se mister Expo ieri, a Sky, abbia cercato di svincolarsi dall'abbraccio del presidente del Consiglio, affermando: "Che mi si faccia passare per l'uomo scelto da Renzi non mi va bene. Io mi sono scelto da solo". Se può servire a capire cosa succederà (ma probabilmente servirebbe una sfera di cristallo), vale la pena ricordare come, secondo l'Istituto Cattaneo, nel 2011 i voti del M5s finirono a Pisapia. Nelle elezioni successive, però, quando i Cinque stelle non sono finiti direttamente ai ballottaggi la strada preferita è stata quella dell'astensione.

In periferia è ormai tardi per cambiare rotta

Resta un altro serbatoio di voti da contendersi, quello delle periferie. Si è già detto e scritto che è lì che Sala sembra non aver sfondato, a differenza del centro: nel municipio 1 c'è stato il dato migliore dell'ex commissario Expo col 46 per cento dei consensi. C'è poi il dato relativo ai Consigli di municipi: 5 su 9, la maggioranza, sono finiti al centrodestra, inclusi alcuni che erano considerati roccaforti della sinistra. Come la zona 9 (Niguarda), da sempre governata dal centrosinistra. La sensazione è che in queste zone il vento arancione di Pisapia abbia soffiato in maniera meno impetuosa che nel centro città. E mister Expo non abbia potuto capitalizzarlo, come invece avvenuto ad esempio in centro, con i tanti lavori fatti per le piste ciclabili e le riqualificazioni di strade (ad esempio quelle vicino alla Galleria, oltre che la Galleria stessa) o nei pressi della rinnovata Darsena. Ma sulle periferie meno di due settimane per recuperare quanto andava fatto in 5 anni è ormai troppo poco tempo.

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