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Avvelena la famiglia col tallio uccidendo zia e nonni: assolto Mattia Del Zotto

Il “killer del tallio” Mattia Del Zotto è stato assolto dalle accuse di omicidio volontario premeditato plurimo e lesioni personali plurime. Il 28enne di Nova Milanese era a processo per aver avvelenato la famiglia col tallio nell’estate del 2017: due nonni e una zia erano morti e altri cinque famigliari erano stati ricoverati. Il giovane è stato dichiarato totalmente incapace di intendere e di volere: dovrà trascorrere almeno dieci anni in una struttura psichiatrica giudiziaria.
A cura di Francesco Loiacono
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Il "killer del tallio" Mattia Del Zotto è stato assolto dalle accuse di omicidio volontario premeditato plurimo e lesioni personali plurime. Il 28enne di Nova Milanese, in provincia di Monza e Brianza, era accusato di aver avvelenato la famiglia col tallio nell'estate del 2017: due nonni e una zia erano morti mentre altri cinque parenti erano finiti in ospedale, intossicati dal metallo pesante che è letale per l'uomo. Il giudice per l'udienza preliminare di Monza Patrizia Gallucci ha però assolto il ragazzo giudicandolo totalmente incapace di intendere e di volere. L'infermità mentale era stata stabilita da una perizia ordinata dal tribunale, i cui esiti erano stati resi noti alcuni giorni fa: Mattia era stato dichiarato "totalmente incapace di intendere e di volere al momento dei fatti perché affetto da vizio totale di mente" oltre ad essere "affetto da un disturbo delirante". La perizia definiva inoltre Del Zotto un soggetto "socialmente pericoloso, che necessita di trattamenti intensivi di durata indefinita in una struttura psichiatrica giudiziaria". E in effetti il gup di Monza ha stabilito che il 28enne dovrà trascorrere almeno dieci anni in una struttura psichiatrica giudiziaria, quelle che prima erano gli Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari) e ora sono Rems (Residenze per l'esecuzione di misure di sicurezza).

La vicenda risale al 2017

Mattia Del Zotto era stato fermato dai carabinieri nel dicembre dello scorso anno con l'accusa di aver ucciso tre suoi famigliari e di averne avvelenati altri cinque. Il fermo era arrivato dopo meticolose indagini sui decessi del 94enne Giovanni Battista Del Zotto, della moglie Maria Gioia Pittana (87enne) e della loro figlia Patrizia Del Zotto, 62enne, e su strani malori di altri loro famigliari: tutti riconducibili a un avvelenamento da tallio, metallo pesante un tempo utilizzato come topicida che ha effetti letali sull'organismo. Il ragazzo aveva confessato: "Sono stato io a mettere il tallio, ho sciolto il tallio in due bottiglie di acqua minerale conservate nella cantina della villa di famiglia". Poi aveva aggiunto frasi deliranti: "Mi sono occupato personalmente di avvelenare gli alimenti. Ho agito per punire gli impuri". Una perizia disposta dalla procura aveva definito il ragazzo parzialmente incapace di intendere e volere: dopo quella con esito diverso disposta dal giudice il pubblico ministero Carlo Cinque aveva chiesto un nuovo esame collegiale o una perizia integrativa sul 28enne. In assenza dei nuovi approfondimenti aveva chiesto l'ergastolo per il ragazzo, ma il gup ha deciso diversamente.

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