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Autista Uberpop 66enne assolto dal giudice di pace: “Non sapeva d’infrangere la legge”

Un giudice di pace di Milano ha scagionato un autista 66enne che offriva passaggi a pagamento tramite la app Uberpop perché non era verificabile che l’uomo volesse davvero violare la legge. Contro la decisione, che per la prima volta a Milano dà ragione all’azienda americana, il Comune preannuncia ricorso.
A cura di Francesco Loiacono
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Un giudice di pace di Milano ha scagionato un autista di Uberpop – il servizio che consente a tutti di dare un passaggio a pagamento sulla propria auto tramite un'app – perché non era verificabile che l'uomo volesse davvero violare la legge. Una decisione singolare – la prima a favore di Uber a Milano e la seconda in tutta Italia – che sicuramente farà discutere e contro la quale l'assessorato alla Sicurezza del Comune di Milano, cui fa capo la polizia locale, ha già preannunciato che farà ricorso. Il conducente Uberpop "graziato" dal giudice è un pensionato 66enne, multato dal Radiomobile della polizia locale lo scorso 19 novembre per aver trasportato passeggeri sulla sua utilitaria tramite la app di Uberpop. Come per gli altri conducenti "abusivi" fermati, anche a lui i vigili avevano contestato la violazione dell’articolo 86 del codice della strada – effettuare servizio di taxi senza licenza -: multa da 1.500 a 7mila euro circa, sospensione della patente e sequestro del veicolo ai fini della confisca. Sull'entità della sanzione e sul sequestro del mezzo titolare della decisione è il prefetto.

Come negli altri casi, anche in questo il 66enne aveva avuto il supporto dei legali di Uber per presentare ricorso contro la decisione: a differenza dagli altri 48 ricorrenti e delle 8 sentenze già emesse, però, nel caso del 66enne il ricorso è stato accolto. Il giudice Milenca Saldarelli ha individuato nella confusione normativa su Uber – il servizio Uberpop è considerato illegale, ma la società continua a promuoverlo e a guadagnarci sopra -, nella crisi economica e nell'assenza di precedenti del 66enne sufficienti motivi per attestare la buonafede dell'uomo, la sua mancata volontà di infrangere la legge.

L'assessorato preannuncia ricorso

Dall'assessorato presieduto da Marco Granelli dicono: "Aspettiamo che le motivazioni vengano depositate. Dopo, faremo certamente ricorso". Una decisione in linea con quello che il comandante della polizia locale, Tullio Mastrangelo, va ripetendo da tempo ai cittadini tentati dall'offrire passaggi a pagamento con la app dell'azienda californiana: "Il servizio è totalmente illegale". La sentenza del giudice di pace, però, rincuora tutti gli autisti Uberpop, sicuri di non commettere alcun illecito perché parte di una community, e non al servizio di un pubblico indistinto. Soddisfatta del pronunciamento del giudice anche la general manager Uber per l'Italia, Benedetta Arese Lucini, che afferma: "Nell’ultimo mese su Uber pop si sono espressi due giudici di pace di due città diverse – l'altra è Genova, ndr – e in entrambi i casi patente e libretto sono stati restituiti. A questo punto è evidente la necessità di fare chiarezza con una riforma". Riforma che di sicuro però non arriverà entro l'Expo. E così, i milioni di turisti previsti rischiano di sbarcare in Italia senza regole chiare su come potersi muovere in città.

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