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Atm, tangenti per l’appalto sul sistema frenante in metro: “In due anni nessuna gara regolare”

Paolo Bellini, il manager di Atm al centro dell’inchiesta su tangenti e appalti pilotati nella metropolitana di Milano, aveva messo gli occhi anche sui lavori per limitare il problema delle frenate brusche dei treni, cercando di affidare a un’impresa a lui riconducibile la rimozione delle “porte di banchina”. È quanto emerge dall’ordinanza del gip, che in merito al “sistema Bellini” sottolinea: “Non è emersa neppure una procedura di gara pubblica negli ultimi due anni circa che non sia stata attinta, in misura più o meno penetrante”. E dalle indagini emergono elementi sulla gara per la “manutenzione del segnalamento” della linea M1 che risalgono addirittura al 2006.
A cura di Simone Gorla
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I cartelli comparsi in metro a Milano
I cartelli comparsi in metro a Milano

Paolo Bellini, dirigente Atm arrestato nell'ambito dell'inchiesta su tangenti e appalti pilotati, aveva messo gli occhi anche sul lavoro per il problema delle frenate brusche in metropolitana proponendo di affidare l'opera alla Mad System, società a lui riconducibile. È quanto emerge dalle carte dell'inchiesta in cui il manager, cui sono contestate presunte tangenti per 125mila euro tra il 2018 e il 2019, appare come figura centrale. Secondo gli inquirenti avrebbe creato un proprio sistema per controllare gli appalti, tanto che il giudice per le indagini preliminari Lorenza Pasquinelli, nell'ordinanza di custodia cautelare, parla esplicitamente di "metodo Bellini".

Tangenti in Atm, nel mirino del manager arrestato i lavori sul sistema frenante della metropolitana

Il dirigente si era interessato tramite l'azienda Mad System, a lui riferita, al lavoro per risolvere il problema della frenate improvvise sui treni della linea M1 della metropolitana. Un malfunzionamento che in diverse occasioni ha provocato feriti e contusi per l'arresto brusco dei treni. Sul caso la Procura di Milano aveva aperto un fascicolo. Sotto accusa era finito il sistema di segnalamento che attiva le frenate d’emergenza, spesso per falsi allarmi.

In un'intercettazione dell'11 marzo 2019, un altro dirigente riferisce a Bellini che Atm sta cercando di eliminare tutte le possibili cause delle frenate, e per questo intendeva rimuovere le porte di banchina alla fermata M1 di Sesto San Giovanni, indicate come possibili concause. Bellini replica che per la rimozione della porte di banchina occorrono circa due settimane e propone all'interlocutore di affidare l'esecuzione dei lavori alla Mad System: "C'è da chiudere la banchina e siccome non c'è da recuperare niente gli ho detto con fiamma ossidrica e flessibile , due settimane, smantelliamo una banchina". 

Il gip: Non si è salvata neppure una procedura di gara pubblica negli ultimi due anni

Nell'ordinanza del gip si legge che "per quanto si è potuto capire dalle intercettazioni, non è emersa neppure una procedura di gara pubblica negli ultimi due anni circa che non sia stata attinta, in misura più o meno penetrante, dall'intervento abusivo di Bellini in favore di una o più delle imprese interessate all'appalto". Per il giudice inoltre "l'imponente mole di elementi acquisiti descrive un fenomeno criminale in essere da ben più tempo" rispetto alla data di avvio delle indagini.

Elementi sulla gara per la manutenzione del sistema di segnalamento risalgono al 2006

Nel "metodo Bellini", secondo quanto ricostruito nelle oltre 400 pagine dell'ordinanza, aveva un ruolo centrale una delle sue società, la Ivm, con la quale il manager si inseriva "privatamente negli appalti" pubblici. Una pratica che sarebbe proseguita per oltre decennio. Dalle indagini infatti emergono elementi che risalgono al 2006 sulla gara per la "manutenzione del segnalamento" della linea M1, cioè sul problema delle frenate tornato di attualità lo scorso anno e "oggetto di alcune delle attuali contestazioni".

Al centro dell'inchiesta ci sono almeno 8 appalti da 150 milioni di euro. Per gli arrestati (12 in carcere e uno ai domiciliari) le accuse sono, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, turbativa d'asta, peculato, abuso d'ufficio. Trenta persone fisiche e otto società risultano indagate. Tra gli arrestati compaiono anche due manager di Alstom Ferroviaria e uno di Siemens Mobility.

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