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Stadio Roma, il tentativo di corrompere l’assessore Maran: “Non prendo per il culo chi mi ha votato”

Nell’inchiesta sulla costruzione del nuovo stadio della Roma, che ha portato quest’oggi a nove arresti tra imprenditori e politici, è emerso anche il tentativo della presunta cricca di corruttori di avvicinare l’assessore all’Urbanistica di Milano, Pierfrancesco Maran. Tentativo respinto con fermezza dal giovane amministratore pubblico: “Non voglio prendere per c… chi mi ha votato”.
A cura di Francesco Loiacono
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L'assessore all'Urbanistica di Milano, Pierfrancesco Maran (Facebook)
L'assessore all'Urbanistica di Milano, Pierfrancesco Maran (Facebook)

L'inchiesta "Rinascimento", che ha portato a nove arresti a Roma nell'ambito della costruzione del nuovo stadio dei giallorossi a Tor di Valle, avrebbe potuto avere anche un filone milanese. Dalle pagine dell'ordinanza di custodia cautelare con cui il giudice per le indagini preliminari Maria Paola Tomaselli ha disposto l'arresto di sei indagati e i domiciliari per altri tre, è infatti emerso anche un tentativo, da parte della presunta cricca di corruttori, di avvicinare l'assessore milanese Pierfrancesco Maran, attualmente a capo dell'assessorato all'Urbanistica. Il tentativo è documentato da uno scambio di battute tra due collaboratori di Luca Parnasi, l'imprenditore ritenuto al centro del sistema corruttivo. I due riferiscono di un incontro con Maran, al quale avrebbero proposto di cedere un immobile per ottenere "entrature" per l'eventuale futura realizzazione di un nuovo stadio a Milano.

Milano sempre più Capitale morale?

Ma, come documentato dalle intercettazioni, i due collaboratori di Parnasi si trovano di fronte "un altro mondo" rispetto alla Capitale: "Qua funziona perché ancora comunque la Roma, rometta, Baldissoni (dirigente dei giallorossi, estraneo all'inchiesta, ndr)", dice uno dei collaboratori, che poi prosegue: "Lì (a Milano, ndr) si mettono a ridere, cioè nel senso lì, lì è proprio un altro mondo". Un'affermazione, quest'ultima, destinata a ravvivare il dibattito che ruota attorno al ruolo di Milano come "Capitale morale" del Paese: un concetto che, anche se nato in realtà alla fine dell'Ottocento con un altro significato (e cioè che Milano, per il suo avanzato sviluppo economico, avrebbe meritato di essere la Capitale d'Italia), era stato riproposto in chiave più "etica" dal presidente dell'Anac Raffaele Cantone durante il periodo dell'Expo, che paradossalmente non è stato certo esente da scandali giudiziari (chiedere per informazioni al sindaco di Milano Beppe Sala, a processo proprio per un filone dell'inchiesta sull'Esposizione Universale).

La lezione dell'assessore di Maran a chi ha cercato di corromperlo

Stante la presunzione d'innocenza per tutti gli indagati, anche quelli arrestati a Roma, di certo dalle pagine dell'ordinanza emerge in modo cristallino la statura morale di Pierfrancesco Maran, giovane assessore milanese (alla Mobilità durante la giunta Pisapia e poi all'Urbanistica con Sala), che ai tentativi dei collaboratori di Parnasi risponde con una frase che dovrebbe essere incorniciata in ogni amministrazione pubblica: "Qua funziona così… qua se tu mi dici che la cosa la riesci a fare è perché la puoi fare, a me non mi prendi per culo perché io non mi faccio prendere…io… io non voglio essere… non voglio prendere per culo chi mi ha votato". Una vera lezione, come ammette subito dopo uno dei collaboratori dell'imprenditore: Siamo andati lì dall'assessore a fare una figura.. cioè proprio.. . sembravmo i romani… quelli… sai… dei centomila film che hai visto? I romani a Milano…".

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