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Arresti per gli appalti a Malpensa: l’ombra della ‘ndrangheta sul centro commerciale di Arese

I 14 arresti di ieri per gli appalti del collegamento ferroviario tra i terminal di Malpensa hanno confermato l’infiltrazione di personaggi legati alla ‘ndrangheta nel tessuto imprenditoriale lombardo. Agli arrestati contestate anche corruzione e induzione indebita: l’inchiesta ha rivelato come per ottenere favori siano state offerte anche prestazioni sessuali di una escort. Secondo gli inquirenti la ‘ndrangheta si sarebbe infiltrata anche nei lavori per il centro commerciale “Il centro” di Arese.
A cura di Francesco Loiacono
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Che la ‘ndrangheta sia ormai stabilmente infiltrata nel tessuto imprenditoriale lombardo è fatto accertato da diverse inchieste della magistratura. E quella che ha portato ieri a 14 arresti per gli appalti del collegamento ferroviario tra i terminal di Malpensa non ha fatto che confermare un dato già assodato dai magistrati. Al centro delle indagini condotte dal pubblico ministero Bruna Albertini e coordinate dal capo della Dda milanese Ilda Boccassini c'è infatti la figura di Pierino Zanga. È lui, imprenditore di discreto successo, che avrebbe fatto entrare nelle sue aziende, Aveco e Collimiti, personaggi legati alla ‘ndrangheta.

I nomi che emergono dall'inchiesta sono quelli di Salvatore Piccoli e Antonio Stefano. Quest'ultimo è il genero di Vincenzo Macrì, personaggio di spicco della cosca Aquino-Coluccio, deceduto nel 2010. Stefano nel 2011 è stato coinvolto in un'operazione della Dda di Reggio Calabria. Lui e Piccoli, considerato un suo gregario, sarebbero stati chiamati dall'imprenditore per tenere a bada i dipendenti più problematici delle sue aziende, secondo quanto ha scritto il giudice per le indagini preliminari Alessandra Simion nell'ordinanza che ha portato 11 persone in carcere e tre ai domiciliari.

È in questa maniera che la ‘ndrangheta avrebbe messo le mani su appalti milionari: la Aveco ha ottenuto commesse per 4,8 milioni per la costruzione della linea 5 della metropolitana milanese, la Collimiti commesse da 4 milioni da Ferrovie Nord Milano. Poi le due società, come da prassi per le aziende di Zanga, hanno ceduto le loro attività a un'altra impresa, la Infrasit (gestita da Piccoli), che a sua volta ha ottenuto appalti per la piastra di Expo 2015 e alcuni lavori sull'autostrada Milano-Genova.

L'ombra della ‘ndrangheta anche sul centro commerciale di Arese

Non solo: la Infrasit, che secondo gli inquirenti sarebbe stata avviata proprio da Piccoli per eliminare concorrenti sgraditi, "dal giugno 2013, data della sua costituzione diveniva destinataria di importanti lavori pubblici quali il cantiere di Arese avente ad oggetto la costruzione del centro commerciale ‘Il Centro', il cantiere di Turbigo per il potenziamento della tratta ferroviaria Castano-Turbigo, il cantiere di Cormano per i lavori relativi a una nuova stazione unificata ed opere complementari", oltre ai già citati lavori per la messa in sicurezza della A7 e per la piastra di Expo.

Anche il centro commerciale più grande d'Italia, inaugurato in pompa magna lo scorso aprile, sarebbe dunque finito nel mirino della ‘ndrangheta: "I calabresi – scrive il gip Simion – erano riusciti a inserirsi nel settore delle grandi opere quali aggiudicatari di lavori appaltati da Ferrovie Nord spa o da società facenti parte del medesimo gruppo ad Itinera Spa", anche se le società non sono finora coinvolte nelle indagini. Il giudice Simion sottolinea che i sub-appalti ottenuti dalla Infrasit sono "opere di rilievo, che certamente una società appena nata, gestita di fatto ed amministrata formalmente da soggetti privi di una competenza specifica nel settore, non si sarebbe mai potuta aggiudicare".

Escort e tangenti per ottenere favori

Nell'inchiesta per associazione a delinquere di ieri non c'è però "solo" la ‘ndrangheta, ma anche vecchi vizi italici quando si parla di appalti: la corruzione – "Il male italiano", secondo il famoso libro del presidente dell'Anac Raffaele Cantone – e l'induzione indebita. Figurano coinvolti nell'inchiesta anche alcuni dirigenti di società (al momento estranee alle indagini) che avrebbero chiesto favori e soldi per favorire il duo Zanga-Piccoli. C'è chi, come l'ingegnere di Itinere Gian Luca Binato, avrebbe ottenuto un orologio di lusso e le prestazioni sessuali di una escort. E chi, come Davide Lonardoni e Massimo Martinelli di Nord Ing (società del gruppo di Fnm, sempre estranea all'inchiesta), si sarebbero "accontentati" delle più comuni tangenti: fino al 2,5 per cento del valore dei subappalti. Su Lonardoni (finito ai domiciliari), come riporta il quotidiano "La Repubblica", si addensa qualche ombra in più: è infatti il figlio dell'ex direttore generale di Fnm, Dario, oggi politico e assessore a Saronno. Davide, dopo alcune consulenze controfirmate proprio dal padre, fu assunto dalla società di Fnm proprio quando il padre andò in pensione.

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