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Appalti per la piastra di Expo, l’indagine passa alla procura generale

La procura generale ha avocato a sé l’inchiesta sulla Piastra di Expo, appalto più importante dell’Esposizione universale. Ad aggiudicarselo grazie a un maxi ribasso fu la ditta Mantovani Costruzioni. Per la vicenda sono indagate cinque persone tra ex manager Expo e imprenditori. La procura della Repubblica aveva chiesto l’archiviazione, ma ora un giudice ha ordinato di proseguire le indagini per altri 30 giorni.
A cura di Francesco Loiacono
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Proseguiranno, almeno per 30 giorni, le indagini sugli appalti relativi alla "Piastra dei servizi" di Expo, la piattaforma sulla quale poi sono stati edificati i vari padiglioni dell'Esposizione universale. Sulla vicenda è aperto un fascicolo con le ipotesi di reato di corruzione e turbativa d'asta. Lo scorso febbraio i pubblici ministeri che indagavano sul caso ne avevano chiesto però l'archiviazione: richiesta respinta dal giudice per le indagini preliminari Andrea Ghinetti. Adesso l'inchiesta è stata tolta alla procura e avocata a sé dalla procura generale: il gip ha concesso una proroga di 30 giorni, al termine dei quali si dovrà decidere se chiedere il processo, iscrivere nuovi indagati o archiviare il caso.

Ancora 30 giorni di indagini

Al momento risultano indagate cinque persone: gli ex manager di Expo Angelo Paris e Antonio Acerbo, l'ex responsabile di Mantovani Costruzioni Piergiorgio Baita e gli imprenditori Erasmo e Ottaviano Cinque, padre e figlio.

La Piastra dei servizi di Expo è stato l'appalto più importante nell'ambito dell'Esposizione universale. La base d'asta era di 272 milioni di euro, ma fu assegnato nel 2012 alla Mantovani grazie a un maxi ribasso del 41,8 per cento sulla base d'asta. La ditta di costruzioni ottenne dunque l'appalto chiedendo "solo" 149 milioni e sbaragliando la concorrenza, tra gli altri, della Impregilo. Ma successivamente i costi sarebbero lievitati lo stesso grazie a numerose varianti. Secondo gli inquirenti in condizioni normali la stazione appaltante (Expo) e la direzione lavori (Infrastrutture lombarde spa, controllata dalla Regione Lombardia), avrebbero dovuto effettuare verifiche di congruità sul prezzo offerto dalla Mantovani. Ma i ritardi che hanno condizionato i lavori dell'Expo e la necessità di completare la piastra il prima possibile (perché altrimenti tutti gli altri lavori sarebbero stati bloccati) hanno fatto venire meno queste verifiche.

Tra un mese circa si capirà se le responsabilità degli indagati (e di eventuali altri soggetti) dovranno essere chiarite in un processo o se la vicenda non avrà alcun risvolto penale.

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