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Expo 2015, ritardi e modifiche fanno aumentare il conto dei lavori di 180 milioni di euro

Tra inchieste della magistratura, scandali e ritardi, alla fine Expo rischia di costare 180 milioni di euro in più di quanto preventivato. Il commissario Sala assicura: “In ogni caso costerà meno del budget iniziale”. Un miliardo e 200 milioni i soldi pubblici impiegati: la speranza è che tornino indietro.
A cura di Francesco Loiacono
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Più ci si avvicina alla data di inizio dell'Expo e più sembrano aumentare i suoi costi. Non c'è solo il Padiglione Italia nell'elenco dei progetti il cui costo finale sarà più alto di quello preventivato: secondo Alessia Gallione, giornalista di Repubblica e autrice del libro "Dossier Expo", alla fine il conto per l'Expo sarà più salato di circa 180 milioni rispetto a quanto inizialmente stabilito. L'aumento è il prezzo da pagare per i tanti intoppi che si sono frapposti sulla strada dell'Esposizione. Tra indagini della magistratura, scandali e ritardi, ora che la scadenza del primo maggio è ormai dietro l'angolo si deve correre senza badare (troppo) a spese.

Sono quattro gli appalti che hanno fatto lievitare i costi: Palazzo Italia, le Vie d'acqua sud, la rimozione delle interferenze e la piastra, il progetto più problematico. Per Palazzo Italia sono stati richiesti da Italiana costruzioni 24 milioni in più per varianti di progetto e l'impiego di manodopera extra per riuscire a terminare in tempo i lavori. Nel complesso l'aumento della spesa è di 30 milioni, secondo il commissario Giuseppe Sala tutti coperti da sponsor: ne serviranno dunque 92 per ultimare l'opera che sopravvivrà all'Expo una volta passati i sei mesi dell'evento.

Discorso diverso per il progetto delle Vie d'acqua sud, osteggiato dalle proteste dei comitati "No canal" e alla fine fortemente rimaneggiato: il progetto originario costava 42,5 milioni, ma sono stati fatti lavori per circa 10 milioni. L'azienda che ha vinto l'appalto, la Maltauro, commissariata perché la gara d'assegnazione è stata irregolare – per la vicenda è finito agli arresti e ha poi patteggiato una pena a 3 anni il responsabile unico del progetto Antonio Acerbo – ha perà chiesto 35 milioni di extra costi. Una richiesta che, secondo i tecnici, non verrà mai esaudita.

Il conto salato della piastra

I due appalti più problematici dal punto di vista dell'aumento di costi sono quelli aggiudicati nel 2011 e terminati solo a ridosso dell'inizio di Expo dopo molte proroghe e varianti. La "rimozione delle interferenze" è stata vinta dal colosso delle cooperative Cmc con un ribasso record: 42,8 per cento, da 92,7 milioni a 58,5. Poi però sono arrivate le richieste di aggiunte, che hanno portato i costi a 96 milioni. E adesso l'impresa ne ha chiesti altri 140, di cui saranno concessi forse solo 40: il conto arriva così a 136 milioni totali, più del doppio di quello originario.

Infine, c'è il conto salato della piastra: l'appalto fondamentale, la base su cui sono stati edificati i padiglioni. Ad aggiudicarsi l'appalto la Mantovani, anche qui con un mega ribasso iniziale di 100 milioni di euro. Dai 165 iniziali si è però presto arrivati a 200, per lavori complementari. Dall'impresa è arrivata però la richiesta di "riserve" per 200 milioni di euro. Difficile capire a quanto si arriverà alla fine, anche se la base d'asta dell'appalto originario, 272 milioni, è vicina, con buona pace delle altre aziende che hanno partecipato alla gara e avevano presentato forse stime più ragionevoli.

Tutte le richieste di fondi extra dovranno essere vagliate dall'Anac di Raffaele Cantone, anche perché "sono molto, molto più alte" rispetto al principio, spiega il presidente dell'Autorità anticorruzione. Intanto l'ad Sala continua a ripetere: "Expo in ogni caso costerà meno del budget iniziale". L'Esposizione costerà sotto il miliardo e 200 milioni di fondi pubblici. Bisognerà adesso vedere quanti di questi soldi torneranno indietro.

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