Anziana violentata in un parco a Milano: si cerca il Dna dello stupratore
Una violenza brutale, commessa ai danni di un'anziana di 81 anni. E il cui autore è ancora avvolto dal mistero. Resta per ora senza responsabile lo stupro commesso all'alba dello scorso 30 agosto nei pressi del Parco Nord di Milano in via Arezzo, nel quartiere di Bruzzano. Ma la chiave per risolvere il caso potrebbe essere il Dna. La speranza degli investigatori della squadra mobile di Milano, che indagano sulla vicenda coordinati dai pubblici ministeri Cristiana Roveda e Gianluca Prisco, è che tracce del Dna dell'aggressore siano rimaste sul corpo o sugli indumenti della vittima.
La speranza è che siano rimaste tracce di Dna riconducibili allo stupratore
I primi risultati delle analisi potrebbero arrivare nei prossimi giorni, anche se non è affatto scontato che facciano progredire le indagini, che per ora si basano sull'identikit dell'aggressore e sull'analisi, finora infruttuosa, delle poche telecamere di sicurezza presenti nella zona, alla periferia nord del capoluogo lombardo. La vittima della violenza, come lei stessa ha affermato, si sarebbe lavata e disinfettata prima di recarsi in due ospedali, prima al Niguarda e poi alla Mangiagalli, dove i medici hanno poi certificato l'avvenuta violenza. Si sarebbe trattato di un gesto spontaneo da parte della donna, che potrebbe però aver lavato via anche le tracce del suo stupratore.
L'uomo ha rifiutato i soldi e ha detto alla sua vittima: Voglio te
Dell'uomo l'anziana ha fornito una descrizione piuttosto generica: un ragazzo di età compresa tra i 30 e i 35 anni, vestito con cappello, maglietta e pantaloni neri, descritto come uno straniero dalla pelle scura ma capace di esprimersi bene in italiano. Tanto da aver capito perfettamente quando la donna, vedendolo arrivare, gli ha urlato: "Ma cosa stai facendo?". E da averle risposto con poche agghiaccianti parole prima della violenza: "Voglio te". A nulla sono servite le preghiere della vittima, né le sue offerte di denaro. L'aggressore le ha puntato un coltello alla gola e l'ha trascinata in un luogo appartato, dove poi è avvenuta la violenza. Non le ha rubato niente, e anche questo è un elemento che ostacola le indagini. Non c'è infatti nessun oggetto che colleghi la vittima al suo carnefice. Almeno finora: chissà se il Dna potrà arrivare un aiuto per risolvere un caso che ha scosso l'opinione pubblica milanese e non solo.