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Aggressione con acido, la foto che circola sul web non è di Pietro Barbini

Da alcuni giorni sui social network sta circolando la foto di un ragazzo sfregiato dall’acido, che viene indicato come Pietro Barbini, vittima di Martina Levato e Alexander Boettcher. In realtà si tratta di William Pezzullo, 29enne di Travagliato (Brescia), anche lui vittima di un’aggressione con acido avvenuta nel settembre 2012.
A cura di Francesco Loiacono
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Mentre sui media continua a tenere banco la vicenda di Achille, il figlio della "coppia dell'acido" nato a Ferragosto dalla relazione tra Martina Levato e Alexander Boettcher, sul web ha iniziato a circolare con insistenza una presunta foto della loro vittima, Pietro Barbini. Si tratta dello studente 22enne aggredito a Milano con acido solforico a dicembre dell'anno scorso, vicenda per cui i due aggressori sono stati condannati in primo grado a 14 anni di carcere.

La foto non è di Pietro Barbini

La foto che in tanti stanno condividendo sui social network non ritrae però Pietro Barbini, ma un'altra persona, William Pezzullo. Anche lui ha subìto un'aggressione con dell'acido, ma nel settembre 2012. Una vicenda che presenta qualche analogia con quella di Pietro, ma chè è completamente distinta. William Pezzullo, che oggi ha 29 anni, è originario di Travagliato, paese in provincia di Brescia. Fu colpito con una secchiata di acido dalla sua ex fidanzata, con la complicità di un amico della donna, nella notte tra il 19 e il 20 settembre di tre anni fa. Per quell'aggressione la donna, che al momento dell'agguato era incinta – proprio come Martina Levato – è stata condannata a otto anni di carcere, ed è al momento imputata per stalking in un nuovo processo. William da allora è quasi completamente cieco, con il corpo ancora ricoperto dalle cicatrici delle ustioni nonostante numerosi interventi.

Perché la foto circola sul web

In tanti stanno condividendo la foto di William, credendo si tratti di Pietro Barbini, la vittima di Martina Levato e Alexander Boettcher. Il motivo che li spinge a farlo è di sottolineare la presunta "differenza di trattamento" tra carnefici e vittima nella vicenda. Di Alexander, Martina e adesso anche del loro bambino si sa tutto, mentre poco o nulla si sa della vittima, un ragazzo la cui esistenza è stata inevitabilmente segnata dalla "coppia diabolica". Una tesi simile è stata sostenuta anche dai magistrati che hanno condannato a 14 anni i due complici-amanti, sottolineando come il processo sia segnato dalla profonda sofferenza del ragazzo, oscurata però dai dettagli sulla relazione morbosa tra Alexander e Martina.

Su tutta la vicenda pesa però un piccolo ma fondamentale dettaglio, e cioè la riservatezza che finora la vittima, Pietro Barbini, ha mantenuto. Quando e se sarà pronto a raccontare ciò che ha vissuto sicuramente i mezzi di informazione, che finora hanno meritoriamente evitato di scavare nel suo privato, gli offriranno il dovuto spazio.

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