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Mafia in appalti Fiera ed Expo: nuovo sequestro al consorzio Dominus

Nuovo sequestro di un milione e 800mila euro alla Dominus scarl, consorzio al centro dell’inchiesta su reati tributari con aggravante del favoreggiamento di alcune cosche mafiose portata avanti dalla procura di Milano. Due delle figure principali dell’inchiesta negano però un loro rapporto con Cosa nostra. Intanto fonti giudiziarie negano che la Dominus avesse ottenuto il via libera della Dia, come affermato dal governatore Maroni.
A cura di Francesco Loiacono
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Maroni, Alfano, Pisapia e Sala alla firma del protocollo Expo Mafia free nel 2014 (LaPresse)
Maroni, Alfano, Pisapia e Sala alla firma del protocollo Expo Mafia free nel 2014 (LaPresse)

Fatti, indiscrezioni e reazioni. Due giorni dopo l'inchiesta che ha rivelato possibili infiltrazioni di Cosa nostra su alcuni appalti di Fiera Milano ed Expo non mancano le novità. La prima riguarda un nuovo sequestro ai danni del consorzio Dominus Scarl, finito al centro dell'inchiesta che ha portato due giorni fa a 11 arresti per reati tributari con, in tre casi, l'aggravante di aver favorito Cosa nostra. Come riporta il "Corriere della sera", alla società consortile Dominus scarl sono stati sequestrati un milione e 800mila euro, che si vanno ad aggiungere ai 900mila già sequestrati.

Gli inquirenti proseguono, anche attraverso rogatorie internazionali, la "caccia" alla destinazione del "nero" provento dei reati tributari contestati agli indagati. Si ipotizza che una parte del denaro possa essere finita nella costruzioni di impianti fotovoltaici nel sud Italia, in Sicilia e in Sardegna. Uno degli arrestati avrebbe avuto infatti un ruolo nella società Winaico Italia srl, che ha investito anche a Partanna: cittadina sicula della famiglia malavitosa degli Accardo (legata al superlatitante Matteo Messina Denaro), con la quale Giuseppe Nastasi, una delle figure chiave dell'inchiesta, avrebbe consolidati rapporti.

Gli arrestati negano il collegamento con la mafia

Intanto però le due figure principali dell'inchiesta hanno negato davanti al gip un loro collegamento con ambienti mafiosi. Sia Giuseppe Nastasi – amministratore di fatto della Dominus -, sia Liborio Pace – reputato vicino, per questioni di parentela, alla famiglia mafiosa dei Pietraperzia di Enna, anche se è stato assolto in relazione a un processo per 416bis -, nel corso dell'interrogatorio di garanzia hanno respinto questa parte delle accuse mosse nei loro confronti. "Sono un imprenditore e non voglio essere collegato a contesti mafiosi", avrebbe detto Nastasi, difeso dall'avvocato Leonardo Tammaro.

Pace, difeso dal legale Daniel Sussman Steinberg, avrebbe però ammesso di aver provato a intascare 700mila euro attraverso false fatture: "Mi è andata male, ma Cosa Nostra non c'entra nulla", ha spiegato al gip Maria Cristina Mannocci dal carcere di Opera nel quale è rinchiuso. Pace ha anche negato di aver consegnato soldi a mafiosi (si tratterebbe di 60mila euro fatti avere da Pace e Nastasi ad Angelo Cacici, condannato per associazione mafiosa): avrebbe dato solo 20mila euro a un amico per un matrimonio.

Nessun nulla osta della Dia per la Dominus

Un po' a margine rispetto all'inchiesta c'è anche il caso del controllo (o mancato controllo) della "fedina penale" della società consortile Dominus. Il caso è stato sollevato dal governatore Roberto Maroni, che aveva detto che Fiera Milano aveva ricevuto un "nulla osta" da parte della Dia sul consorzio, giudicato "pulito" nell'ottica di possibili infiltrazioni mafiose. Da ambienti della procura, però, sembrerebbe emergere il contrario. Nessun "via libera", anche perché la Dominus non è mai stata inserita nella piattaforma informatica delle imprese che hanno operato a Expo 2015, il Si.Prex. Sul consorzio sarebbe però arrivato un documento cartaceo inviato da Fiera alla prefettura e per conoscenza alla Dia e all'Anac di Cantone, datato 16 maggio 2014. Ma si trattava di una lista di potenziali fornitori: l'inserimento della Dominus nella piattaforma non sarebbe avvenuto neppure dopo che il consorzio, da potenziale fornitore è diventato fornitore abituale di Expo. C'è però un altro elemento riportato da ambienti giudiziari: il 30 luglio 2015 il Gicex (il gruppo centrale interforze per Expo 2015) avrebbe comunicato alla Prefettura di Milano e, per conoscenza, alle forze dell'ordine, la presunta vicinanza ad ambienti mafiosi di Giuseppe Nastasi. Non si sa però cosa sia avvenuto da allora.

Salvini: "Sala sfortunato o disattento"

Dopo i fatti e le indiscrezioni, sono da registrare anche alcuni commenti politici sull'inchiesta. Il segretario della Lega Matteo Salvini, nel corso della prima seduta del Consiglio comunale a Milano (è stato eletto consigliere), ai microfoni di Fanpage.it ha affermato: "Sala o è stato distratto o sfortunato. Fosse capitato a qualcun altro il trattamento sarebbe stato diverso". Sala ha però specificato che Expo non poteva imporre i controlli antimafia anche ai Paesi partecipanti: solo alcuni di questi hanno aderito volontariamente ai diversi protocolli antimafia firmati (a quello di gennaio 2014 si riferisce la foto dell'articolo). Ne deriva che alcuni subappalti dell'Esposizione universale si sono svolti "al buio".

Per il presidente della commissione antimafia del Comune di Milano, David Gentili, quanto accaduto dimostra che ci sono state infiltrazioni mafiose nell'Expo, ma anche che "I mezzi che la prefettura e la Dia hanno non sono sufficienti". Gentili ha anche parlato del commissariamento della Nolostand, società pubblica (di proprietà di Fiera Milano) che ha fornito la gran parte degli appalti alla Dominus: "I suoi dirigenti si sono dimostrati superficiali, se non omertosi e collusivi. L'amministratore delegato di Nolostand quando ha ricevuto la lettera anonima – una missiva che indicava Nastasi come vicino alla mafia, ndr – doveva andare in procura, non dalla persona indicata dalla lettera".

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