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Legge sui luoghi di culto in Regione: le moschee restano escluse in partenza

Approvata in Commissione regionale la legge sui luoghi di culto: le restrizioni imposte non riguarderebbero le moschee, escluse in partenza da una clausola. Il Pd Scandella: “Nella foga anti moschea il centrodestra applica restrizioni a chiese cristiane protestanti, templi buddisti e sinagoghe”.
A cura di Francesco Loiacono
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Norme più severe per costruire nuovi luoghi di culto in Lombardia: telecamere di sicurezza all'esterno in collegamento con la Questura, parere preventivo di residenti e polizia, parcheggi grandi almeno il doppio rispetto all'edificio di culto e obbligo per i Comuni di procedere a una "valutazione ambientale strategica" (Vas). Peccato che queste restrizioni, pensate dalla maggioranza al Pirellone soprattutto per le moschee, le escludano già in partenza. Colpa di alcune clausole che limitano la legge esclusivamente a quei culti che abbiano sottoscritto un'intesa con lo Stato italiano. Cosa che l'Islam non ha mai fatto. È solo uno degli aspetti controversi di una legge molto dibattuta, che ha perso per strada il referendum consultivo tanto caro alla Lega, bocciato dall'ufficio legislativo della Regione, e che, dopo essere stata approvata giovedì in commissione arriverà in aula martedì per il via libero definitivo.

Le moschee escluse dalla nuova legge

Le restrizioni per i nuovi luoghi di culto si applicheranno, se il testo della legge non cambierà, a quei movimenti o associazioni che abbiano una "presenza diffusa, organizzata e consistente", con statuti che "esprimano il carattere religioso delle loro finalità istituzionali", e che infine abbiano stipulato "una convenzione ai fini urbanistici" con il Comune. Con un effetto paradossale: "Il risultato è che nella foga anti moschea il centrodestra finisce per applicare le restrizioni alle chiese cristiane protestanti, ai templi buddisti e alle sinagoghe", dice Jacopo Scandella del Pd.

Parere diverso dalla maggioranza: "Oggi il centrodestra ha dimostrato che in Italia c’è ancora qualcuno che non si è sottomesso all’Islam. Combatteremo anche per coloro che invece si sono già arresi", dice il capogruppo leghista Massimiliano Romeo. Mentre Fabio Altitonante, di Forza Italia, avvisa il Comune di Milano: "A Milano, poi, è anche una questione urbanistica. Oltre alla necessaria distanza da altri luoghi di culto, si è pensato, ad esempio, ai problemi con parcheggi, collegamenti, viabilità? Il Comune adesso dovrà attenersi a criteri precisi". Il riferimento, ovviamente, è al bando sui luoghi di culto licenziato a fine dicembre da Palazzo Marino, per assegnare tre spazi comunali sui quali potrebbero sorgere fino a due moschee.

Una stoccata al Comune di Milano arriva anche dall'assessore regionale al Territorio, Viviana Beccalossi: "Anche oggi, durante la Commissione regionale, sono emerse, in maniera netta e inequivocabile, le differenze tra un centrodestra che, su una materia così delicata, pretende chiarezza e procedure ben definite, e un centrosinistra che, invece, non vede l'ora di aprire moschee a Milano e in Lombardia". Sulla nuova legge del Pirellone, comunque, si annuncia battaglia: "È un pastrocchio urbanistico. Oltre a una pregiudiziale di costituzionalità, proveremo a scardinare il dispositivo attraverso gli emendamenti", dice Eugenio Casalino del Movimento 5 stelle.

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