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Esplosione in via Broschi, condannato all’ergastolo Pellicanò: riconosciuto responsabile di strage

Giuseppe Pellicanò è stato condannato all’ergastolo al termine del processo svoltosi con rito abbreviato a Milano. Nel giugno 2016 provocò l’esplosione del suo appartamento in via Brioschi, in cui viveva con l’ex compagna Micaela Masella e le sue figlie di 7 e 11 anni. La donna rimase uccisa nello scoppio, così come due giovani fidanzati che vivevano nella casa accanto, Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi. Le bambine rimasero invece gravemente ferite: a Pellicanò è stata tolta la patria potestà.
A cura di Valerio Renzi
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Giuseppe Pellicanò è stato condannato all'ergastolo. Il pubblicitario 54enne è stato ritenuto responsabile di strage e devastazione, per aver provocato l'esplosione del proprio appartamento in via Brioschi a Milano, causando la morte dell'ex moglie Micaela Masella, e della giovane coppia di vicini Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi. Nella deflagrazione rimasero ferite anche le due figlie piccole di Pellicanò, di 7 e 11 anni: bambine che su decisione del giudice per l'udienza preliminare, Chiara Valori, sono state tolte al genitore, privato della patria potestà. Le piccole già prima della sentenza erano state affidate dal tribunale dei minorenni ai nonni materni.

Pellicanò ha confessato di aver svitato il tubo del gas

I fatti contestati a Pellicanò risalgono al giugno del 2016 quando l'uomo – per sua stessa ammissione – svitò un tubo del gas della cucina, provocando la deflagrazione. La decisione del fine pena mai è arrivata al termine del processo svoltosi con rito abbreviato, in cui sono state accolte le richieste dell'accusa, rappresentata dal pubblico ministero Elio Ramondini. La difesa, rappresentata dagli avvocati Giorgio Perroni e Francesco Giovannini, aveva invece invocato l'assoluzione: "Non aveva la volontà di uccidere". Pellicanò avrebbe agito per vendetta: non voleva rassegnarsi alla separazione dalla ex compagna, che aveva nel frattempo intrapreso un'altra relazione.

Pellicanò è stato considerato capace di intendere e volere al momento del fatto, nonostante una perizia (contestata dalle parti civili e dalla procura) avesse dimostrato che al momento della strage soffriva di una grave forma di depressione. Una tesi rigettata però dal giudice. Cadute le aggravanti dei "motivi abietti e futili", mentre per il reato di devastazione è stata riconosciuta l'aggravante di aver "commesso il fatto in presenza o in danno" di minorenni. Pellicano non sconterà la pena in isolamento, in quanto ha scelto di essere processato con rito abbreviato.

Risarcimenti milionari alle parti civili

Il gup ha disposto anche risarcimenti milionari per la parti civili. La provvisionale complessiva ammonta a 3,2 milioni di euro: 400mila euro ciascuna alle due figlie di Pellicanò e Masella, 350mila euro ciascuno ai genitori delle vittime. I papà e le mamme di Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi nella scorsa udienza avevano fatto leggere in aula una lettera: "Perché? Perché i nostri figli hanno dovuto pagare un prezzo così atroce e irreparabile per una storia che non è – non è mai stata nemmeno per un istante – la loro storia? Perché una fine così orrenda, così assurda, che racchiude in sè il carattere dell'ingiustizia assoluta?". Pellicanò era scoppiato a piangere. Al momento della sentenza è invece rimasto impassibile.

L'ammontare complessivo del risarcimento sarà quantificato nel corso della separata causa civile. Il giudice ha intento disposto una provvisionale per i vicini di casa che subirono danneggiamenti nello scoppio, e furono costretti ad abbandonare le loro abitazioni: per loro somme inferiori ai cinquemila euro.

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