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Comunali Milano 2016, testa a testa tra Parisi e Sala: partite le campagne elettorali

I due candidati a sindaco di Milano Stefano Parisi e Beppe Sala, rispettivamente di centrodestra e centrosinistra, hanno dato il via oggi in contemporanea alle rispettive campagne elettorali: “Se vince Parisi il sindaco sarà Salvini”, ha detto Sala. Parisi punta invece alla compattezza della coalizione: “Ricostruiamo la nostra identità”.
A cura di Francesco Loiacono
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Il "teatrino della politica", a Milano, ha visto oggi in scena due diversi spettacoli. In contemporanea, uno dal palco del teatro Franco Parenti e l'altro da quello del Dal Verme, Beppe Sala e Stefano Parisi, i due candidati a sindaco più accreditati alle prossime Comunali di Milano hanno dato il via alle rispettive campagne elettorali. Non rinunciando a stoccate che, da qui fino a giugno, saranno naturalmente il leitmotiv delle loro uscite pubbliche.

Sala: "Se vince Parisi il vero sindaco sarà Salvini"

Al Parenti Beppe Sala si è presentato di fronte al sindaco Giuliano Pisapia, agli assessori che lo sostengono e a quel popolo del progetto arcobaleno "azzoppato" che nel 2011 portò alla vittoria dell'attuale primo cittadino. Azzoppato perché, nonostante il sostegno di Sel (che è però sempre "condizionato" da qualcuno o qualcosa, nell'ultimo caso dal presunto appoggio a Sala dell'ex presidente della Compagnia delle opere Massimo Ferlini), una parte di chi sostenne quel progetto non si riconosce nella figura di mister Expo. Che però non ha mancato nel suo discorso di affrontare temi cari alla sinistra (lotta alla povertà e alla discriminazione sessuale), ma soprattutto di cementare l'intesa tra la coalizione contro il vero avversario: Parisi. Che è solo una controfigura, secondo Sala, perché "se vince lui il vero sindaco sarà Salvini, espressione di un'idea che da verde sta diventando nera", con riferimento ai recenti incontri tra il leader della Lega e il Front National lepenista.

Al Dal Verme con Parisi Albertini, Salvini e Lupi

Se al Parenti c'era il sindaco Pisapia a "fare il tifo" per Sala, al Dal Verme è stato invece l'ex sindaco Gabriele Albertini a introdurre Stefano Parisi: "Farà meglio di me", ha detto l'ex primo cittadino, che non ha mancato di sottolineare i risultati conseguiti nei suoi due mandati. Più che Parisi, è stato Matteo Salvini (seduto a bordo palco con Lupi) a mettere un po' di pepe all'inaugurazione ufficiale della campagna elettorale del fondatore di Chili tv: "C'è una squadra compatta, con una Lega determinata, per lasciarci alle spalle il nulla lasciato da Pisapia", azzarda il segretario leghista.

Parisi gioca invece su uno stile più accomodante e, più che guardare in casa altrui, punta a consolidare attorno alla sua candidatura il popolo di un centrodestra che, a Milano, non è scosso dai malumori romani né si cura di ciò che accade a livello nazionale: nel capoluogo lombardo Lega e Ncd sono assieme (così come avviene anche in Regione). E difatti Parisi ha detto di voler "ricostruire la nostra identità", "che c'è, è forte, ma si è un po' persa". Ha sottolineato la "nuova energia e il nuovo entusiasmo" che sembra sprizzare da Milano, riducendo il suo programma a pochi punti essenziali: maggiore sicurezza, meno burocrazia e regole e più libertà per commercio e imprese. Parisi ha però poi chiarito che la battaglia milanese potrebbe riguardare in futuro anche l'Italia: "Liberare Milano oggi vorrà dire fare una proposta in futuro per liberare tutto il Paese".

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