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Viviane, la donna morta per overdose a Rozzano e abbandonata sulle scale dal suo amante

Si chiamava Viviane Teixeira De Oliveira la donna trovata morta sulle scale di un palazzo a Rozzano, nell’hinterland di Milano, lo scorso 2 gennaio. La donna, sposata e con tre figlie, aveva problemi di tossicodipendenza che al marito aveva detto di aver superato. Non era così: è morta per overdose di cocaina dopo un festino a casa dell’uomo con cui aveva una relazione, e che l’ha lasciata morente sulle scale per timore che gli revocassero i domiciliari. Se avesse chiamato subito i soccorsi, forse avrebbe potuto salvare Viviane.
A cura di Salvatore Garzillo
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Viviane Teixeira De Oliveira (Facebook)
Viviane Teixeira De Oliveira (Facebook)

Si erano sposati il 5 gennaio del 1993. Lei, giovane e bella ragazza brasiliana si era innamorata di un italiano e assieme avevano avuto tre figlie, due delle quali ormai maggiorenni e indipendenti. Viviane era molto fiera di loro, come profilo di Facebook aveva scelto la foto di una di loro nel giorno della laurea. A vedere i suoi social, come spesso accade, sembrava che la vita le andasse bene, senza un’increspatura della superficie. Tutte le ombre sono comparse la mattina del 2 gennaio scorso, quando il corpo della 43enne Viviane Teixeira De Oliveira è stato trovato sulle scale del primo piano di un palazzo Aler in via Ginestre 9, a Rozzano. Al quinto piano di quello stabile abitava il suo amante, il pusher 34enne Francesco Scilimati, in quel momento agli arresti domiciliari per una condanna per droga. Non poteva uscire di casa ma ciò non gli impediva di ricevere ospiti e clienti.

Se l'amante avesse chiamato i soccorsi Viviane si sarebbe potuta salvare

Viviane aveva un accesso preferenziale, la loro relazione clandestina era iniziata due anni prima, trascinata anche dalla fornitura di cocaina che Scilimati le garantiva. Secondo la procura, a uccidere la donna è stata un’overdose provocata proprio dalla sostanza offerta dal pusher. Tanta sostanza. L’autopsia ha evidenziato una concentrazione di oltre 14 microgrammi di coca per millilitro nel sangue, un livello altissimo se si considera che già attorno al 6 può essere fatale. Eppure, secondo le analisi del medico legale, se Scilimati avesse avvertito subito i soccorsi avrebbe potuto salvare Viviane. Lui, in preda al panico, ha chiamato un amico per chiedergli aiuto ma quando questo gli ha suggerito di avvertire l’ambulanza ha buttato giù. Ha telefonato di nuovo, stavolta per urlargli: "Sta morendo! Sta morendo!".
"Temeva che potessero revocargli i domiciliari – ha spiegato il luogotenente Massimiliano Filiberti che ha guidato le indagini e arrestato Scilimati per morte in conseguenza di altro reato, spaccio di droga e abbandono di persona – Forse se non fosse stato così egoista quella donna sarebbe viva".

L'omertà del quartiere

Gli investigatori hanno impiegato molti mesi per capire cosa ci facesse il cadavere seminudo di Viviane su quelle scale. Nel quartiere, però, sembra che tutti sapessero la verità. Una cappa di omertà l'ha sigillata rendendola impenetrabile. La svolta è arrivata grazie alle indagini private di un’amica della donna con cui aveva trascorso assieme un pezzo di serata di capodanno. Il 31 dicembre Viviane aveva festeggiato con tutta la famiglia a Milano, dopo il brindisi era uscita con l’amica per continuare in alcuni locali. Da quel momento non l’hanno più vista. Salutata l’amica, infatti, era andata a casa dell’amante per un festino privato, dove poi ha avuto il malore che l’ha stroncata. Il marito ha tentato per tutta la notte di mettersi in contatto con lei, le ha telefonato e scritto ma senza ricevere risposte. La coppia aveva dovuto superare molte difficoltà incontrate lungo il percorso di questi anni. I vecchi problemi di tossicodipendenza di Viviane ritornavano come un fantasma nella loro vita ma di recente aveva detto al compagno di esserne completamente uscita. Il 5 gennaio avrebbero festeggiato il loro anniversario di matrimonio, ancora una volta tutti assieme.

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