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Varese, favorirono un’evasione: arrestati 5 agenti della polizia penitenziaria

L’operazione è scattata martedì all’alba. Secondo l’accusa, nel febbraio 2013 i cinque arrestati favorirono, in cambio di soldi, la fuga di tre detenuti romeni dal carcere di Varese.
A cura di Francesco Loiacono
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Cinque guardie carcerarie sono state arrestate martedì all'alba durante un'operazione interforze condotta da carabinieri della compagnia di Luino, polizia penitenziaria, polizia di Stato e guardia di finanza. I cinque sono accusati di aver favorito un'evasione nel febbraio 2013. Due degli agenti sono stati raggiunti dalle ordinanza di custodia cautelare nel carcere di Bollate, gli altri all'interno del penitenziario di Varese dove, in vista dell'operazione, erano stati messi di turno. Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Annalisa Palomba, hanno confermato i sospetti sulle cinque guardie. Secondo l'accusa, in cambio di soldi i cinque favorirono l'evasione di tre detenuti romeni, avvenuta il 21 febbraio 2013 nel carcere di Varese. A scappare furono Mikea Victor Sorin, 29 anni, in cella per una condanna definitiva per sfruttamento della prostituzione, Daniel Parpalia e Marius Georgie Bunoro, rispettivamente di 28 e 23 anni, in attesa di giudizio per furto aggravato. I tre, detenuti nella stessa cella, progettarono una fuga da film: segarono le sbarre di un bagno e scavalcarono il muro di cinta facendo una torretta con i cassonetti della carta e poi utilizzando lenzuola annodate. Uno dei fuggitivi fu fermato subito dopo l'evasione, un altro rintracciato in un albergo in Svizzera, non lontano da Lugano.

Effettuate nove perquisizioni

Nell'ambito delle indagini sono state anche effettuate nove perquisizioni sempre a carico di altrettanti appartenenti alla polizia penitenziaria. Dal lavoro degli inquirenti è emerso, tra l'altro, come i momenti chiave per preparare l'evasione dei tre detenuti siano stati i colloqui all'interno del carcere. Durante gli incontri, una donna riuscì a far entrare nel penitenziario una lima nascosta in una cintura e, secondo quanto riporta il Corriere, addirittura un cellulare nascosto all'interno della vagina.

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