video suggerito
video suggerito

Va su Facebook mentre è al lavoro: Cassazione conferma il licenziamento di una donna bresciana

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una lavoratrice che era stata licenziata perché, durante l’orario di lavoro, aveva effettuato numerosi accessi su Facebook. La donna lavorava come segretaria part-time di uno studio medico: nell’arco di 18 mesi sarebbe andata 4.500 volte sul social network, talvolta anche per lunghi lassi di tempo. Il tribunale e la Corte d’Appello di Brescia avevano già dato torto alla lavoratrice, confermando la legittimità del suo licenziamento.
A cura di Francesco Loiacono
368 CONDIVISIONI
Immagine

Attenzione a Facebook, soprattutto mentre siete al lavoro. La Corte di Cassazione ha infatti confermato la legittimità del licenziamento di una donna, ex segretaria part time di uno studio medico bresciano, che era stata mandata a casa perché utilizzava il social network durante le ore di lavoro. Il tribunale e la Corte d'Appello di Brescia avevano già dato torto alla lavoratrice, che aveva fatto ricorso contro il licenziamento facendo leva su una presunta "violazione della privacy" da parte del datore di lavoro. I giudici di primo e secondo grado avevano invece sottolineato come la gravità del comportamento della lavoratrice avesse incrinato il rapporto di fiducia col datore di lavoro, giustificando così il licenziamento. Non c'è stata alcuna violazione della privacy, secondo i giudici. E l'accertamento dell'identità della persona che ha effettuato gli accessi su Facebook è stato effettuato anche tenendo conto che per entrare nel social network è necessario l'utilizzo di una password personale: non ci sono dubbi dunque sul fatto che la persona che ha visitato Facebook sia stata la segretaria.

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della lavoratrice licenziata

Stando a quanto emerso, la donna era un'assidua utente di Facebook: durante i suoi 18 mesi trascorsi nello studio medico avrebbe effettuato dal pc dell'ufficio circa seimila accessi a internet e 4.500 volte sarebbe andata sul social network. Secondo i giudici in alcuni casi tali visite avrebbero avuto anche "durate significative". Dopo che il tribunale e la Corte d'Appello di Brescia si erano pronunciate a favore della legittimità del licenziamento la donna aveva presentato ricorso alla Suprema corte: ma la sezione lavoro della Cassazione, con una sentenza depositata il primo febbraio, ha rigettato il ricorso confermando così la legittimità della decisione del datore di lavoro della segretaria. E soprattutto confermando come, chi lavora in ufficio, debba frenare la propria curiosità di consultare Facebook durante l'orario di lavoro. A meno che, naturalmente, con i social network non ci lavori.

368 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views