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Uomo investito e ucciso da un furgone a Milano: dopo mesi individuato il vero responsabile

Dopo quattro mesi è stato individuato il pirata della strada che, lo scorso 28 aprile, investì e uccise un 46enne a Milano, in zona Sant’Agostino, mentre faceva retromarcia con un furgone. Si tratta di un uomo di circa 40 anni, originario dello Sri Lanka, che lavora per un ristorante della zona: il titolare del locale, un connazionale, si era assunto la responsabilità al posto suo.
A cura di Francesco Loiacono
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Ci sono voluti quasi quattro mesi per individuare il pirata della strada che, lo scorso 28 aprile, investì e uccise un pedone a Milano, in zona Sant'Agostino. Si tratta di un uomo di circa 40 anni, originario dello Sri Lanka, che è stato denunciato dalla polizia locale per omicidio stradale. Lo scorso 28 aprile l'uomo, che lavora per due ristoranti di proprietà di un connazionale, mentre stava facendo una manovra in retromarcia su un furgone in via Cesare da Sesto investì un 46 anni, che morì per i traumi riportati. Subito dopo l'incidente il conducente del furgone si era dato alla fuga: al suo posto, ad assumersi la responsabilità di quanto accaduto, era stato il suo datore di lavoro, titolare di due ristoranti in via Cesare da Sesto e via Marco D'Oggiono.

Le immagini di alcune telecamere della zona avevano subito svelato che il conducente del furgone, immortalato mentre si allontanava dal luogo dell'incidente, era una persona diversa da quella che si era assunto la responsabilità. Dopo mesi di indagini gli agenti del Nucleo centrale di polizia giudiziaria della locale, coordinati dal comandante Marco Ciacci, sono riusciti a ricostruire correttamente i fatti e accertare le responsabilità. Il vero responsabile è stato individuato grazie all'analisi dei tabulati telefonici del presunto colpevole, all'esame di diversi profili Facebook e alla collaborazione di alcuni negozianti e residenti della zona. Adesso il proprietario dei ristoranti, che si era dichiarato colpevole, dovrà rispondere del reato di favoreggiamento. Non solo: l'uomo è stato anche denunciato perché nei suoi locali lavoravano in nero numerosi cittadini extracomunitari senza permesso di soggiorno, che è probabilmente il motivo per cui il bengalese ha cercato di "coprire" il connazionale che lavorava per lui.

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