Un campus della Statale nell’area ex Expo: sì dell’Ateneo, il progetto costerà 380 milioni
Un campus della Statale nell'area che ha ospitato l'Expo, accanto al progetto del governo (gestito dall'Istituto italiano di tecnologia di Genova) dello "Human technopole". L'Università degli studi di Milano ha oggi formalizzato la manifestazione di interesse per trasferire le proprie aree scientifiche a Rho-Pero, nell'ex sito dell'Esposizione universale. Il progetto, anticipato da un piano di fattibilità affidato alla Boston consulting group, prevede un investimento finanziario di 380 milioni di euro.
Il nuovo campus potrebbe ospitare 20mila persone
Nella nuova struttura da 150mila metri quadri saranno trasferite tutte le aree scientifiche che attualmente hanno sede in Città Studi, con la sola eccezione delle attività cliniche di area medica e di quelle di Medicina Veterinaria, che si sono già trasferite in un campus disegnato da Kengo Kuma a Lodi. Il nuovo campus della Statale dovrebbe accogliere poco più di 18mila studenti, di cui quasi 700 stranieri. A questi, si aggiungono circa 1.800 ricercatori, e poco meno di 500 tra tecnici e amministrativi, per un totale di 2.280 operatori. Alla fine, oltre 20mila persone dovrebbero quindi andare a popolare l'area di Expo 2015.
Nella conferenza stampa che si è tenuta in mattinata erano presenti il Rettore della Statale, Gianluca Vago, il direttore generale dell’Ateneo, Walter Bergamaschi, la Vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo, l'assessore regionale al post Expo Francesca Brianza e il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, che ha la delega all'Expo.
Tra i punti di forza elencati a sostegno del trasferimento ci sono la posizione strategica per i trasporti, le infrastrutture già esistenti e le possibilità di sinergie e integrazioni con altri soggetti nell'area. Elementi che, come comunicato dalla Statale sul proprio sito, sono "reperibili attualmente, nel loro insieme, solo nell'area di Expo". Al contrario, è stato sottolineato come l'attuale area di Città studi, che si estende su circa 250mila metri quadri, sia caratterizzata "da notevole frammentazione delle strutture, diffuse inefficienze e duplicazioni nell'uso degli spazi e da un patrimonio immobiliare in buona parte antecedente il 1930. Una fisionomia incompatibile con le caratteristiche strutturali e funzionali tipiche di un Campus e che renderebbe qualsiasi lavoro di ristrutturazione estremamente impegnativo sotto ogni profilo. Senza contare che nessuna ristrutturazione potrebbe comunque ricreare le condizioni, le caratteristiche ambientali e le sinergie garantite dall'altro contesto".
Il rettore Gianluca vago non vede l'ora di partire: "Il primo anno accademico del campus potrebbe essere quello del 2021-2022, fosse per me partirei anche domattina". L'idea portante del progetto è riassunta nella formula "Science for citizens": "Fare del nostro Campus un ambiente di studio e di ricerca competitivo, attrattivo e sostenibile e insieme un luogo di crescita "civile", di diffusione della cultura e del metodo scientifico, aperto alla contaminazione con la vita culturale della città". Secondo Vago il "patrimonio consolidato in termini di produzione scientifica, capacità di innovazione, impegno nella divulgazione" che la Statale possiede a Città studi non può essere esposto "al rischio del declino". "Dobbiamo cambiare, con un intervento radicalmente innovativo, per accogliere la sfida con la competizione internazionale. Questo il senso, l'opportunità, e anche il rischio, della scelta della Statale".