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Un algoritmo dirà chi rischia di ammalarsi gravemente: il progetto del San Raffaele di Milano

Usare l’intelligenza artificiale per individuare – sulla base di una serie di indicatori clinici e diagnostici – quali pazienti hanno più probabilità di sviluppare le forme gravi di covid-19. È l’obiettivo del progetto I-SCoRE sviluppato dal San Raffaele di Milano insieme a Microsoft e Nvidia. Lo studio è basato sui dati di circa 2mila pazienti di tre ospedali lombardi.
A cura di Simone Gorla
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Un algoritmo potrebbe essere in grado di individuare – sulla base di una serie di indicatori clinici e diagnostici – quali pazienti hanno più probabilità di sviluppare le forme gravi di covid-19. È l'obiettivo del progetto I-SCoRE (acronimo di Artificial Intelligence – Sars Covid Risk Evaluation) sviluppato dal San Raffaele di Milano insieme a Microsoft e Nvidia.

L'intelligenza artificiale è sfruttata da una piattaforma di apprendimento autonomo ideata dai professori Carlo Tacchetti e Antonio Esposito, docenti dell’Università Vita-Salute San Raffaele, direttore e vice-direttore del Centro di Imaging Sperimentale. Per "insegnare" all'intelligenza artificiale a riconoscere le persone saranno utilizzati i dati di oltre 2000 pazienti reclutati tra il San Raffaele, l'ospedale Bolognini di Seriate e il centro cardiologico Monzino.

L'obiettivo, spiegano gli scienziati, è stratificare il rischio sanitario, anche in vista di possibili epidemie e pandemie del prossimo futuro. “Fino a ora siamo stati incapaci di identificare correttamente e con anticipo le persone più fragili tra i pazienti con i primi sintomi della malattia,” spiega Carlo Tacchetti, coordinatore del progetto. “Vogliamo poterlo fare in modo preciso e veloce, perché solo così potremo capire chi sono i soggetti che, una volta infettati, necessitano di cure tempestive, anche in assenza di sintomi gravi. Ovviamente, il nostro sogno è di spingere oltre queste potenzialità e sfruttare questa occasione per sviluppare algoritmi trasversali in grado di individuare i soggetti maggiormente a rischio anche nella popolazione generale, e non solo nei soggetti con sospetto Covid-19.”

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