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Uccise a coltellate il padre: Alberto Biggiogero condannato a 14 anni

Alberto Biggiogero è stato condannato a 14 anni di reclusione per l’omicidio del padre Ferruccio, ucciso a coltellate dopo una lite nel febbraio dello scorso anno a Varese. Biggiogero, che ha confessato il delitto, è il supertestimone del processo per la morte di Giuseppe Uva: era con lui quando, nel 2008, l’artigiano varesino venne fermato dai carabinieri nel centro di Varese. Uva morì poi in ospedale in circostanze poco chiare dopo aver subito un tso.
A cura di Francesco Loiacono
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Alberto Biggiogero
Alberto Biggiogero

Il 15 febbraio dello scorso anno uccise il padre Ferruccio, accoltellandolo al culmine di una lite nell'appartamento in cui i due abitavano, in viale dei Mille a Varese. Questa mattina Alberto Biggiogero, 44 anni, è stato condannato a 14 anni di reclusione per l'omicidio: il pubblico ministero Flavio Ricci aveva chiesto 16 anni di condanna, ma il giudice per l'udienza preliminare Alessandro Chionna (Biggiogero ha scelto il rito abbreviato) ha riconosciuto le attenuanti generiche all'imputato, giudicandole equivalenti alle aggravanti contestate, e ha emesso una sentenza di condanna leggermente inferiore rispetto alla richiesta del pm. Nel commentare la sentenza, l'avvocato di Biggiogero, Stefano Bruno, ha lodato l'operato del pubblico ministero: "Ha dimostrato una particolare sensibilità umana oltre che grande perizia professionale nello svolgere le indagini, presentando elementi emersi anche a favore dell’imputato, come dovrebbe essere. Un atteggiamento non sempre comune – ha detto il legale alla testata "Varesenews", aggiungendo – Alberto va aiutato. Per questo avevamo chiesto che la custodia cautelare avvenisse in un luogo di cura e non in carcere".

Biggiogero è il supertestimone del processo per la morte di Giuseppe Uva

Le motivazioni della sentenza verranno rese note come prevede la legge entro 60 giorni. Una volta depositate la difesa valuterà se ricorrere in appello. Durante il processo i famigliari dell'imputato avevano letto una missiva nella quale pur condannando il gesto di Biggiogero, si invitava a comprenderne le radici, "che affondano nei tanti gesti dolorosi che hanno costellato la sua vita al punto da rendergliela, in più di un’occasione, del tutto intollerabile. Il gesto compiuto da Alberto è certamente deplorevole – si legge nella lettera firmata dal fratello e dalla zia di Alberto – ma frutto non già di cattiveria bensì dal più profondo dei disagi iniziati fin da quando era adolescente e a causa dei quali ha trovato rifugio in alcol e droga, ma il suo carattere è sempre stato fondamentalmente buono e mite". Già prima dell'omicidio Alberto Biggiogero era noto alle cronache: è stato infatti il supertestimone al processo per la morte di Giuseppe Uva, l'uomo deceduto nel 2008 dopo essere stato fermato dai carabinieri nel centro di Varese e dopo essere stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio. In primo grado gli imputati, due carabinieri e sei poliziotti, sono stati assolti, ma la sorella di Giuseppe, Lucia Uva, è intenzionata a portare avanti la sua battaglia giudiziaria alla ricerca della verità.

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